mercoledì 24 dicembre 2008

Comunicato 16 dicembre 2008 movimento insegnanti precari-Roma

Comunicato del movimento insegnanti precari - Roma
alla Rete nazionale dei precari della scuola per rafforzare la mobilitazione.


• Radicalizziamo la mobilitazione.
Il movimento insegnanti precari considera l’accordo, sottoscritto giovedì scorso tra governo e sindacati, come una reazione del governo all’azione, portata avanti dalla mobilitazione della scuola e dell’università, che ha investito il nostro Paese in questi mesi. Reazione da non intendersi in nessun modo come un cambiamento di prospettiva, bensì solo di strategia, avente lo scopo di spaccare e indebolire la mobilitazione finora dimostratasi unitaria, dalla scuola primaria fino all’università, passando per le medie e le superiori.
Pensiamo che la risposta del governo, nella sua volontà di dividere le lotte e disorientare l’opinione pubblica, apra una nuova fase della mobilitazione: se finora abbiamo assistito ad una mobilitazione spontaneamente unitaria adesso quest’unità bisognerà costruirla insieme, su più livelli.
E’ importante creare un legame più forte rispetto al passato tra le diverse realtà della Rete nazionale dei precari della scuola, tra i precari e i coordinamenti degli insegnanti di ruolo, nonché le maestre e i maestri delle primarie in lotta, tra gli insegnanti e gli studenti medi, che spesso mostrano un livello avanzato di riflessione; ma è essenziale anche il legame tra la scuola e le varie realtà che animano l’università.
Per radicalizzare la lotta dei precari il movimento insegnanti precari di Roma afferma la necessità di aumentare il livello di approfondimento teorico, entrando nel merito dei contenuti con ancora maggior incisività rispetto a prima. E’ necessario che tutti i soggetti del precariato, a partire dalle singole realtà, mettano completamente in discussione i contenuti della legge 133, della 169 e della pdl Aprea, per ottenere risultati positivi in termini di allargamento e di partecipazione all’interno della mobilitazione che avverrà nei prossimi mesi. Se, come annunciato, il governo procederà con un’ampia campagna di informazione per far conoscere i nuovi percorsi di studio, è chiaro che su di noi ricadrà il compito di diffondere una reale informazione che smascheri l’effettiva portata dei provvedimenti, che in verità sono volti a smantellare l’istruzione pubblica di ogni ordine e grado facendola diventare “il fatto privato di qualcuno”.

• Costruiamo alleanze sui contenuti per allargare la protesta.
Ripartiamo dalla lotta alla precarietà, a cominciare dalla scuola fino all’università e passando per tutti i luoghi di lavoro, per ribadire l’incostituzionalità stessa della precarietà e di tutte le forme di contratto flessibile in quanto ostacoli sociali ed economici per il pieno sviluppo della persona.
Se finora i governi che si sono succeduti hanno avvilito moralmente e materialmente la scuola e gli insegnanti, anche attraverso la precarietà, determinando un’indifferenza verso i problemi della scuola statale e spegnendo qualsiasi spirito associativo, oggi vogliamo affermare, attraverso la Rete nazionale dei precari della scuola, la necessità e il desiderio di lottare senza tregua, per contribuire a risvegliare negli insegnanti e negli studenti la dignità del loro ruolo e la coscienza dei propri diritti che nessun governo deve ledere.
La nostra lotta di insegnanti precari, partendo dalla specificità delle rivendicazioni, che muovono dal rifiuto categorico della logica dei tagli, fino ad arrivare alla messa in discussione del precariato in sé, afferma la necessità della centralità della scuola statale nella vita del nostro Paese e l’importanza dell’elaborazione di un modello di istruzione realmente emancipatrice e in grado di offrire, a tutti gli studenti e le studentesse, la capacità di comprendere la realtà per cambiarla, qualora se ne presentasse la necessità.
Ora questa necessità è impellente! Se vogliamo davvero ottenere le nostre rivendicazioni e se vogliamo realmente che il governo faccia concreti passi indietro bisogna mettere in campo tutte le nostre forze e capacità, per creare, partendo dai nostri territori, un consapevole e largo movimento di opposizione, che naturalmente mina la stabilità di qualsiasi governo e per questo ne viene temuto.


Il movimento insegnanti precari di Roma e la Rete nazionale dei precari della scuola.

• Tra visibilità e partecipazione.
Il movimento insegnanti precari di Roma è consapevole di non aver rispettato in pieno l’impegno, preso nell’assemblea nazionale, di preparare un’iniziativa per il giorno 16 di questo mese.
La ragione di questo mancato appuntamento non sta in un’assenza di volontà, o peggio, in un indebolimento del movimento stesso. In quest’ultimo periodo ci siamo impegnati per creare quell’alleanza, di cui già si è parlato, tra i soggetti che operano nella scuola e nell’università, in vista dello sciopero generale del 12 dicembre; a questo proposito, rivendichiamo la nostra posizione nello sciopero generale a fianco di scuola e università e dei movimenti che lottano per i beni comuni. Naturalmente il percorso è ancora lungo: non sempre i fini e i metodi sono comuni, ma nessun’azione di massa è possibile se non siamo convinti dei fini che vogliamo raggiungere e dei metodi con cui procedere.
Se è vero, quindi, che oggi non abbiamo preparato un’azione visibile e non prevediamo nell’immediato azioni volte alla visibilità, è altrettanto vero che tanto si sta facendo per costruire la partecipazione e per sperimentare pratiche democratiche utili a coordinare le lotte. Inoltre, prevediamo come nostro prossimo passaggio, oltre alla costruzione delle alleanze tra scuola e università, l’approfondimento dei contenuti su cui costruire l’unità e con cui allargare la protesta.
Al più presto, e coordinati con tutti voi della Rete nazionale dei precari della scuola, ci impegniamo ad organizzare azioni comuni che siano realmente frutto della partecipazione, senza delega per nessuno.


• Rafforziamo la nostra alleanza: costruiamo il blog.
L’assemblea nazionale ha deciso l’importanza per la Rete nazionale precari della scuola di dotarsi di uno strumento che fosse insieme luogo di discussione e di coordinamento delle diverse realtà, e che contribuisse a costruire quella forte alleanza tra di noi che era lo scopo ultimo dell’assemblea stessa.
In questo periodo abbiamo sperimentato l’utilità del forum quale luogo di discussione tra singoli, ma la scarsa utilità al fine di conoscere ciò che ogni realtà organizzata produce e pianifica, nonché l’inadeguatezza del forum stesso per coordinare azioni di lotta comuni, prendere decisioni collettive, e quindi rafforzare l’unione tra i soggetti della Rete.
A questo scopo crediamo sia utile ricostruire il blog, che sicuramente deve avere una pagina iniziale in cui risaltino tutte le realtà del precariato organizzato presenti all’assemblea nazionale e a cui si aggiungerà chi lo vorrà. Questo meccanismo garantirebbe a tutti un loro spazio riservato in cui inserire i propri volantini, le proprie analisi e i documenti che desidera, nonché le iniziative che prevede sul proprio territorio, in modo che ogni realtà possa conoscere le attività dell’altra. E’ essenziale che fin dal blog sia visibile l’unità che ci caratterizza. Questo modo di pensare il nostro blog produrrà un livello di analisi, di critiche e di proposte, che, nutrendosi del contributo di tutti, sarà realmente più incisivo e radicale.
Resta ancora la necessità di darci uno strumento per prendere le decisioni, fermo restando che le decisioni rilevanti per il futuro della Rete nazionale dei precari della scuola si prendono in una dimensione realmente collettiva che solo un’assemblea nazionale può offrire.
A breve invieremo il foglio con gli account di posta, o le mail delle persone intervenute all’assemblea nazionale, in modo da creare una mailing-list puramente comunicativa, che ha il solo scopo di riuscire a contattare direttamente le varie realtà.


Roma, 16 dicembre 2008
movimento insegnanti precari-Roma

venerdì 24 ottobre 2008

CPS - PIATTAFORMA NAZIONALE PRECARI della SCUOLA

PIATTAFORMA DELLA RETE NAZIONALE PRECARI della SCUOLA.

La Rete nazionale precari della scuola rifiuta ogni tentativo di ridimensionamento della gestione statale dell’istruzione pubblica, che snatura la scuola statale nella sua funzione costituzionale del superamento delle differenze di sesso, religione, lingua, condizioni psico-fisiche e sociali.
Il sistema pubblico è il solo ad essere aperto a tutti, caratterizzato dalla libertà di insegnamento e dal pluralismo; esso è il solo modello che, se ben finanziato, può rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono l'eguaglianza dei cittadini. Questa funzione di emancipazione della scuola è stata notevolmente ridimensionata dalle politiche di tagli alle risorse destinate all’istruzione pubblica negli ultimi anni, in particolare con l’ultima manovra finanziaria della legge 133 (articolo 64). La piena attuazione dell’uguaglianza sostanziale richiede che sia assicurato a tutti i cittadini il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo personale e della partecipazione sociale, e ha come passaggio obbligato e ineliminabile la tutela di quanti abbiano minori possibilità culturali ed economiche.
La funzione principale che la scuola è chiamata a svolgere dalla Costituzione non è semplicemente quella di valorizzare gli alunni più meritevoli, ma di rendere possibile a tutti, compresi gli alunni più svantaggiati, la partecipazione attiva alla vita della scuola e successivamente della società. Invece, operazioni quali la reintroduzione del maestro unico, figura superata da decenni, cancellano anni di sperimentazione didattica e pedagogica basati sulla condivisione di responsabilità tra docenti e sugli approfondimenti disciplinari a favore del potenziamento, del recupero e dell’integrazione degli alunni.
“La promozione di una piena concorrenza tra istituzioni scolastiche” (PDL Aprea) che vede in competizione scuole pubbliche tra loro e scuole pubbliche con scuole private è alla base di un processo di destrutturazione del sistema dell’istruzione statale, che si sta evidenziando in maniera crescente. Il ridimensionamento del corpo docenti, l’aumento degli alunni per classe, la riduzione dell’orario d’insegnamento, l’accorpamento delle classi di concorso, la proposta di nuove forme di reclutamento (chiamate dirette dei dirigenti scolastici) e il ritorno del maestro unico, il taglio degli insegnanti di sostegno, vanno di pari passo con una politica di attribuzione delle risorse modulate in funzione della capacità di ogni scuola di attrarre il maggior numero di studenti. La funzione emancipatrice della scuola viene condizionata da una logica prevalentemente mercantile dove il preside da primus inter pares, sottoposto alla volontà collettiva degli organi collegiali, diviene come dirigente scolastico un amministratore completamente assorbito dalla spasmodica ricerca di finanziamenti esterni tendenzialmente ridotti nel numero e nell’entità. La proposta d’introduzione delle fondazioni di diritto privato all’interno del consiglio d’amministrazione delle scuole e la conseguente riduzione della rappresentanza dei docenti non è altro che una conseguenza della riduzione dei fondi pubblici e della loro diseguale distribuzione. La paventata competizione tra scuola pubblica e privata si riduce, nei fatti, in una “privatizzazione” della scuola pubblica e dei rapporti di lavoro che in essa si esplicano.
Come insegnanti precari siamo direttamente sottoposti alla mannaia dei tagli. Qualora mantenessimo saltuariamente il nostro posto di lavoro ci troveremmo ad operare in una scuola nella quale i nostri diritti verrebbero ancor più calpestati: l’assunzione diretta da parte dei dirigenti scolastici alimenta quelle tendenze all’arbitrio ed alla mancanza di regole nell’assunzione che già oggi, in alcuni casi appaiono latenti. Quale libertà d’insegnamento ci potrà essere in una scuola nella quale un dirigente scolastico, rafforzato nel suo potere rispetto ad organi collegiali ridimensionati, viene pesantemente condizionato dalle direttive indicate dalle fondazioni private?
La combinazione di autoritarismo all’interno e di mercantilismo e subalternità verso le fondazioni all’esterno sviliscono la qualità della didattica, la scuola come fattore di partecipazione collettiva e di elaborazione di un sapere critico e, quindi, di uno sviluppo sociale ed intersoggettivo della persona.
La modificazione dello stato giuridico del docente, accompagnato dalla riduzione del livello della contrattazione nazionale rispetto a quella regionale e d’istituto elimineranno, di fatto, una reale rappresentanza delle RSU nelle scuole. A ciò si accompagna una stratificazione gerarchica delle varie figure di docente (iniziale, ordinario, esperto) la quale fa presagire una futura condizione di cannibalismo e di progressiva erosione di diritti e la ricattabilità continua nei confronti dell’intero corpo docente. La nostra condizione di precarietà verrà, di fatto, estesa all’insieme dei lavoratori della scuola, eliminando la condizione di pariteticità e cooperazione tra insegnanti, che è la migliore garanzia di qualità ed efficienza nel sistema dell’istruzione.
Dietro le roboanti proclamazioni di meritocrazia e lotta ai fannulloni si nasconde un modello di società fondato sulla miope esaltazione dell’individuo decontestualizzato che si traduce, nei fatti, nella svalutazione delle qualità personali e nella conseguente valorizzazione del servilismo, della continua ricerca dell’ambizione individuale e del clientelismo. L’attacco che riceviamo immediatamente come insegnanti precari si connette, quindi, organicamente con l’attacco che stanno subendo gli insegnanti di ruolo, il personale ATA, gli studenti medi ed universitari e, più in generale, l’intero comparto dell’istruzione e del complessivo mondo del lavoro. L’alleanza tra noi è posta nei fatti.
La lotta in difesa della scuola pubblica e della qualità dell’insegnamento, la capacità di emancipazione sociale che la contraddistingue sono direttamente collegate con la difesa dei diritti dei lavoratori che in essa operano, con l’estensione del principio di collegialità tra le sue componenti contro ogni logica di autoritarismo. Contrastiamo radicalmente la logica che scaturisce dall’articolo 64 della legge 133, dalla legge 169 e dal PDL Aprea e, soprattutto in virtù della nostra condizione di precari, rifiutiamo l’impianto complessivo della riforma della scuola e dell’Università.
La possibilità di ottenere dei risultati passa attraverso la nostra autorganizzazione, la costruzione di un movimento unitario di insegnanti precari all’interno del più ampio movimento in difesa dell’istruzione pubblica.

Le nostre richieste più immediate, che sottoponiamo alla discussione di tutte le componenti del precariato della scuola e dell’università, sono le seguenti:

- Abrogazione dell’ articolo 64 e 66 della legge 133 e della legge 169
- ABROGAZIONE DEI COMMI: 411 punto d) 413, 414 dell'art.2 della L.244/07
- Ritiro della Proposta di legge “Aprea”
- Aumento dei fondi destinati all’istruzione statale.
- Ripristino della pluralità docente e attuazione integrale del tempo pieno e modulare garantito nello stesso modo in tutte le regioni e finanziato dalla fiscalità generale
- Difesa dell’organico esistente docente e personale ATA
- Stabilizzazione dei 142.000 posti assegnati a livello nazionale dai vari CSA provinciali attraverso la trasformazione dell’organico di fatto in ruolo
- Stabilizzazione dell’organico di fatto del personale.
- Diminuzione degli alunni medi per classe nel rispetto dei parametri stabiliti per legge, condizionanti l’agibilità delle aule e dei laboratori scolastici, e in considerazione della presenza di alunni disabili, così come espresso nel Parere della VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera dei deputati sul Piano programmatico, approvato il 27/11/2008.
- Aumento del rapporto tra il numero degli insegnanti di sostegno e quello degli alunni diversamente abili
- Sblocco del turn over sostituendo tutti gli insegnanti in pensionamento.
- “ripulire” le graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti assunti in ruolo (quindi, non più precari) al fine di capire il reale numero dei precari storici;
- Abrogazione della modifica del Titolo V della Costituzione che trasferendo le competenze dallo Stato alle regioni, province e comuni nega il principio costituzionale secondo il quale la scuola privata e confessionale è garantita senza oneri per lo Stato (nel rispetto dell’articolo 33 della costituzione).
- Applicazione nelle scuole private e paritarie delle condizioni contrattuali e delle modalità di reclutamento vigenti per i lavoratori delle scuole statali.
- Rafforzamento del potere degli organi collegiali all’interno della scuola e della loro funzione decisionale.
- parità di diritti e doveri tra personale a tempo indeterminato e personale a tempo determinato.
- Assegnazione di tutte le cattedre intere e frazionate tramite graduatorie ad esaurimento.
- No al ridimensionamento dei Centri Territoriali Permanenti, che comporta una riduzione delle cattedre con la conseguente congestione delle graduatorie.


Allegati alla piattaforma.

Vengono qui raccolte le principali proposte di articolazione della piattaforma, emerse durante il dibattito dell’assemblea del 30 novembre e sostanzialmente condivise.

• l’assunzione a tempo indeterminato dei precari della scuola, come richiesta della piattaforma. Rifiutiamo qualsiasi forma di prolungamento delle durate degli incarichi a tempo determinato, come quella di triennalizzare i contratti.
• l’equiparazione tra docenti di ruolo e docenti precari del punteggio derivante da servizio effettivamente prestato e dei diritti sul luogo di lavoro;
• la revisione dei criteri di formazione e di utilizzazione delle graduatorie di circolo e di istituto, per ottenere un ampliamento del numero di scuole disponibili, secondo due possibilità: graduatoria di circolo e di istituto unica provinciale, divisa in tre fasce; oppure, secondo il modello tuttora vigente, la scelta delle scuole potrebbe essere lasciata ai docenti (ma in numero più elevato rispetto a oggi - minimo 30) e ogni istituto, una volta esaurita la propria graduatoria di prima fascia, dovrebbe essere obbligato a utilizzare le graduatorie di prima fascia di tutti i circoli e gli istituti della provincia, per poi passare, secondo le stesse modalità, alla seconda e terza fascia.
• esaurire le graduatorie di prima fascia (docenti inseriti nella graduatoria ad esaurimento provinciale) di tutti i circoli ed istituti della provincia per poi convocare i docenti inseriti nelle graduatorie di seconda (abilitati) e terza fascia (non abilitati); dunque, tutte le istituzioni scolastiche, una volta esaurita la graduatoria interna di prima fascia dovranno attingere alle stesse dei circoli e/o istituti viciniori;
• “ripulire” le graduatorie ad esaurimento di tutti i docenti assunti in ruolo, compresi i docenti delle scuole private, al fine di capire il reale numero dei precari storici;
• vietare ai docenti già di ruolo di inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento in altre province (alternativa per loro in mancanza di trasferimento e danno per i precari).
• rispettare il numero di 20 alunni per classe laddove vi è iscritto un alunno diversamente abile.