Dopo la riuscita manifestazione di Milano del 21 aprile scorso, come coordinamenti dei precari della scuola che l’hanno promossa ci siamo ritrovati su una valutazione comune rispetto all’attuale fase di attacco che sta subendo il settore dell’istruzione: si tratta di un’azione continua, capillare e sistematica, che si snoda su un piano di ridimensionamento dei fondi per l’istruzione, a cui si accompagna la crescita esponenziale del fenomeno del precariato, l’accorpamento degli istituti, sino alla vera e propria privatizzazione della scuola pubblica.
Nei soli sei mesi da cui è in carica il Governo Monti i provvedimenti che abbiamo subito come lavoratori della scuola, insieme a quelli che riguardano in generale il lavoro, procedono secondo un ritmo che è notevolmente accelerato rispetto alla fase precedente: la riforma delle pensioni, che costringe gli insegnanti a rimanere a scuola sino alla tarda età bloccando il turn-over e quindi le nuove immissioni; le proposte spot del Ministro Profumo su un concorso fatto mentre il Governo continua a discutere di riduzione dell’organico; la sperimentazione in Lombardia sulla chiamata diretta da parte dei Presidi; l’azzeramento dell’articolo 18 che favorisce la libertà di licenziamento e non esclude affatto il settore pubblico; il dimensionamento; e, per concludere, dulcis in fundo l’attuale approvazione nelle Commissioni di camera e senato, evitando così la discussione in aula, del PDL Aprea sulla riforma degli organi collegiali e, più in generale, sul progetto di privatizzazione della scuola. Tutto ciò avviene mentre nelle scuole si continuano a tenere i famigerati test INVALSI, il cui fine è quello di coprire la riduzione costante dei finanziamenti attraverso la loro destinazione a pochi presunti istituti meritevoli, individuati sulla base di quiz che nulla hanno a che vedere con la complessità dei processi di apprendimento e che, non tenendo conto dei livelli di partenza, sono del tutto inutili rispetto all’effettiva valutazione della qualità della didattica e dei mezzi economici e finanziari universali che servirebbero per sostenerla.
Con il PDL Aprea, con l’entrata dei privati negli organi collegiali ed il rafforzamento dell’autorità dei dirigenti scolastici, anche nella scuola stiamo subendo il nostro attacco ai diritti di chi lavora. Ridurre i fondi alla scuola per precarizzare sempre di più gli insegnanti, al fine di garantire il rapporto privatistico tra dirigente ed insegnante, oltrepassando ogni principio di carattere generale nel reclutamento significa di fatto avere una scuola che di pubblico ha solo il nome. E’ questa la tendenza in atto, ed è dentro questa tendenza che si collocano anche l’abolizione del valore legale del titolo di studio, la riforma degli organi collegiali della scuola e la riduzione della rappresentanza docente e studentesca con l’entrata a gamba tesa delle fondazioni private negli organi collegiali. Si assiste in sostanza alla volontà di azzerare la funzione costituzionale della scuola pubblica: perciò il Ministro Profumo ha dichiarato di “aver avviato con tutte le regioni un confronto generale che ha sullo sfondo l'operatività del titolo V della Costituzione nel campo dell'istruzione”. Come avvenuto per la sanità, questo apre la via a privatizzazioni, esternalizzazioni, contratti selvaggi e sistemi di reclutamento diversi da regione a regione, malversazione dei fondi statali a favore di lobby economiche e di potere.
Contro l’insieme di queste manovre i movimenti che si erano già opposti alle sciagurate politiche della Gelmini e altri che sono nati nel frattempo, hanno messo in campo iniziative di protesta e informazione per opporsi al disegno del Governo e smascherarne i veri intenti. Sono state queste le parole d’ordine della manifestazione nazionale di Milano, preceduta da una assemblea che ha votato una giornata di mobilitazione da tenersi a Roma. Per costruirla insieme invitiamo tutti i soggetti che condividono queste lotte ad una
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