agli studenti e alle studentesse
VALERIO VERBANO: TUTTA UN'ALTRA STORIA.
In questi giorni, tante iniziative ricordano e riattualizzano la figura di Valerio Verbano, lo studente antifascista romano, protagonista delle lotte a scuola e nel quartiere, barbaramente ucciso dai fascisti nella sua stessa casa, il 22 Febbraio 1980, a 19 anni. Raccontare la storia di Valerio Verbano diventa, innanzitutto, un’occasione per opporci ai modi, attualmente in voga, di fare storia. Uno è quello di negarla completamente, come se le lotte, le conquiste e le loro figure sociali non fossero mai esistite. E’ il metodo della destra, che rivisita la storia, per nascondere le malefatte dei fascisti. C’è poi un altro modo di procedere con la storia, è quello dell’appiattimento sulla celebrazione di un passato che non tesse nessun rapporto con il presente: la storia delle nozioni, per intenderci, quella che insegna alle persone il nulla del presente. Di fronte a questi due modi di fare storia, vogliamo sceglierne un terzo, quello del comprende i fatti passati e, allo stesso tempo, di agire nel presente, recuperando la fiducia di trasformare la realtà. La storia di Valerio Verbano, ci porta a confrontarci con fatti del nostro recente passato che aspettano ancora una risposta: la strage di piazza Fontana, la strage di Gioia Tauro, la strage di piazza della Loggia, l’attentato al treno Italicus, la strage alla stazione di Bologna, per citare, solo, i riferimenti più eclatanti; ci porta a fare i conti con i personaggi e i gruppi fascisti di allora, che, in parte, ritroviamo riciclati nel calderone dell’attuale politica: Pdl, An, Lega Nord, e nei movimenti di destra: Movimento Sociale, Casa Pound a cui è legato Blocco studentesco, Forza Nuova a cui si lega, invece, Lotta studentesca, e in altri gruppi e sigle minori, espressione di una subcultura intrinsecamente razzista ed elitaria, sempre difensori dei privilegi e contrari a qualsiasi idea di riscatto dei più deboli. Quando, nel corso degli anni ’70, vasti settori del mondo del lavoro, della scuola e dell’università espressero unitariamente e, specialmente attraverso l’autorganizzazione, la volontà concreta di trasformare i contenuti e le modalità dei saperi trasmessi, i modi di produzioni e le convinzioni politiche, verso una liberazione dalle pratiche repressive e autoritarie, lo Stato e i fascisti risposero con il terrorismo, per screditare i movimenti operai e studenteschi protagonisti di quelle conquiste sociali, grazie alle quali, anche tutti noi, possiamo godere e rivendicare diritti. Valerio Verbano, già nella sua scuola, il liceo Archimede, si distingueva per la sua assidua partecipazione alle attività del collettivo e per la sua partecipazione attiva nei movimenti di lotta fuori dalla scuola. Accanto all’impegno politico all’interno dei movimenti autorganizzati, il giovane studente antifascista era personalmente impegnato in un vasto ed approfondito lavoro di raccolta di materiale cartaceo e fotografico che, oltre a comprendere schede biografiche dei fascisti del quartiere Montesacro, documenti sui Nuclei Armati Rivoluzionari, e informazioni che facevano luce sull’omicidio di Walter Rossi, di Ivo Zini e sull’omicidio di Fausto e Iaio (i due giovani milanesi del csoa Leoncavallo uccisi il 18 Marzo 1978, per le numerose informazioni da loro raccolte sull’intreccio tra i gruppi i fascisti e il traffico d’eroina nel loro quartiere), conteneva anche materiale che dimostrava collegamenti tra personaggi politici di destra, la malavita romana e forze dell’ordine e tra settori giudiziari e gruppi fascisti. In quegli anni, anche il tribunale di Roma evidenziò l’importanza del materiale, sottolineando “l’impressionante cura” che il ragazzo aveva avuto nel descrivere nomi e fatti riguardanti l’estrema destra a Roma, e nell’acquisire informazioni su politici e forze dell’ordine. Siamo alla fine degli anni ’70, in piena emergenza terrorismo. Solamente nel 1977, in tutta Italia, si erano verificati ben 2.128 attentati e, dopo l’eccidio di Acca Larenzia, a Roma, i gruppi di estrema destra avevano compiuto un salto di qualità, che aveva incrementato il fenomeno dell’eversione nera. Anche l’omicidio di Walter Rossi il 30 Settembre 1977, durante un volantinaggio di protesta nel quartiere della Balduina, è l’indice che l’estrema destra aveva cambiato registro e si era rafforzata anche grazie all’appoggio delle forze dell’ordine. All’interno di un contesto così descritto, solamente un giudice, a Roma, era impegnato nell’indagine sui gruppi eversivi fascisti: era Mario Amato. L’importanza dell’indagine di Mario Amato, risiede nella sua volontà di restituire il quadro d’insieme dei fenomeni terroristici, all’interno del quale si erano stabiliti quelli che definiva “ibridi connubi”, ossia contatti tra ambiti apparentemente estranei e, addirittura, opposti l’uno all’altro. Dopo l’omicidio di Valerio Verbano, anche Mario Amato chiede di consultare il cosiddetto Dossier Verbano; ci riusce, ma dopo un mese dall’acquisizione del materiale, nel Giugno del 1980, viene ucciso, mentre, da solo, aspetta l’autobus. Nella sue indagini sui movimenti di estrema destra a Roma, Mario Amato era stato lasciato solo, isolato e ostacolato dallo Stato, e lui stesso racconta che “per fare il quadro della situazione devo dire che mi sono trovato a dover svolgere indagini in un ambiente molto difficile, e cioè quello della destra romana. Si tratta di un ambiente che ha legami e diramazioni dappertutto. Sui miei rapporti con la polizia giudiziaria posso dire che mi sono trovato in una certa difficoltà…Da parte dei carabinieri c’è stato un certo disinteresse per le indagini da me condotte …”. La storia di Mario Amato, profondamente legata a quella Valerio Verbano, è ancora più sconvolgente se si pensa che, prima di lui, nel Luglio del 1976, un altro giudice era stato ucciso: era Vittorio Occorsio, primo magistrato ammazzato a Roma con trenta colpi di pistola. Era stato lasciato solo, isolato e ostacolato, mentre indagava sulla strage di Piazza Fontana e sulle organizzazione di estrema destra, Forza Nuova e Avanguardia Nazionale accusate di ricostruzione del partito fascista. Dopo la strage alla stazione di Bologna, avvenuta il 2 Agosto 1980, i giornali mettono in luce il legame tra l’inchiesta sull’uccisione del giudice Amato, quella sull’omicidio di Valerio Verbano e l’indagine sulla strage di Bologna. I giudici bolognesi fanno di più: ne rivelano l’esistenza di un’unica matrice, ossia l’ambiente dei giovani neri del “nuovo” fascismo romano, spregiudicati e insospettabili, di cui Valerio aveva compiuto una precisa descrizione. Siamo nell’Ottobre del 1980, e quando i genitori di Valerio chiedono di vedere il materiale raccolto dal loro figlio, scoprono che di un dossier contenente centinaia di documenti era rimasto poco più di un quadernetto; il resto sparito, come spariti saranno, a breve, tutti gli oggetti che gli assassini di Valerio avevano lasciato a casa sua, dopo averlo ucciso. Finora nessuna verità. E’ chiaro, però, come l’opera dello studente Valerio Verbano si inserisca pienamente, completandola e arricchendola, in quella di tutti coloro che, in quegli anni e non solo, entrano nei meccanismi dello Stato, fino quasi a fare emergere quelle verità che pretendiamo di sapere, al di là di qualsiasi retorica della pacificazione sociale. Per questo motivo, raccontando la storia di Valerio Verbano, comprendiamo l’importanza di riavvicinarci a tutti quei fatti storici che hanno segnato il corso politico del nostro Paese e la cui non piena verità si pone, oggi, all’origine di una difficile trasformazione dell’esistente che, invece, rivendichiamo. Come insegnanti autorganizzati, continuiamo la lotta in difesa della scuola pubblica intendendola, in ultima istanza, come lotta per riaffermare la funzione emancipatrice della scuola, finalizzata a sviluppare negli studenti quello stesso spirito critico che Valerio Verbano e, come lui, tutti i giovani antifascisti hanno utilizzato nella comprensione della realtà, per la sua trasformazione, ardua ma sempre possibile.Coordinamento precari scuola-Roma (movimentoinsegnantiprecari@gmail.com) 12/02/2011
Le informazioni contenute in questo scritto sono tratte da una ricerca condotta presso il Centro di documentazione anarchica della libreria Anomalia in Via dei Campani 73, Roma, e dal libro di Carla Verbano, Sia folgorante la fine, Rizzoli, 2010. Per ulteriori approfondimenti consigliamo anche il recente libro di Marco Capoccetti Boccia “Valerio Verbano. Una ferita ancora aperta, Castelvecchi, 2010.
1 commento:
ho pubblicato lo stesso vostro post sul mio blog personale per dare maggior diffusione
ciao
Silvia
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