giovedì 31 marzo 2011

2 aprile 2011 CPS roma con Emergency contro la guerra

SI ALLA SCUOLA, NO ALLA GUERRA

Il coordinamento precari scuola Roma denuncia il vergognoso progetto di spartizione delle risorse del popolo libico attuato attraverso i massicci bombardamenti ad opera della cosiddetta “coalizione di volenterosi” di cui l’Italia fa parte. La decisione, condivisa da governo e opposizione, ha ignorato qualsiasi ipotesi di trattativa diplomatica profilatasi nei giorni precedenti.

La corsa all’accaparramento dei pozzi petroliferi libici ha innescato una tragica dinamica di competizione tra Stati per il predominio nelle azioni militari.

In questo contesto ha suscitato una certa impressione l’estrema solerzia con la quale la maggior parte delle forze dell’opposizione , PD in primis, hanno esortato il governo ad assumere posizioni ancor più interventiste.

Per questo come coordinamento precari scuola Roma denunciamo non solo l’ipocrisia di tutte quelle forze politiche che per ragioni opportunistiche competono tra loro sul piano dell’interventismo militare, ma anche l’incapacità della politica tutta di affrontare degnamente il dramma dei migranti che attraversano il Mediterraneo.

Per ribadire il nostro no alla guerra

Tutti a p.zza Navona con Emergency Sabato 2 Aprile ore 15.00

di fronte alla Basilica di Sant’Agnese

Coordinamento precari scuola - Roma

26 Marzo 2011 manifestazione a Londra

Love and Anger in UK (ITA/ENG)

Ieri mezzo milione di persone hanno trasfigurato il volto di Londra. La città era non solo invasa ma irriconoscibile. La data lanciata dalla TUC (Trade of Union Congress) è andata ben oltre i limiti e le aspettative di una sfilata sindacale. I confini sono saltati e le carrozzine e il Black Block non sono mai stati così vicini. Senza nessuna retorica di unità armoniche e superfici lisce, la giornata di ieri era invece una molteplicità stridente e intensa, confusionaria e paradossale, arrabbiata e ironica.

È inutile elencare le differenti figure che ieri erano in piazza, basti pensare a tutti coloro che non vivono appollaiati sulla rendita e sulla speculazione e che vengono spinti sempre più in basso da un capitale che per sopravvivere si vampirizza e da una crisi che ora più che mai assomiglia all’eccezione che si fa regola.

Qualcuno si chiedeva cosa avrebbero fatto gli studenti. In effetti le lotte studentesche dell’inverno sono state il motore e il risveglio, hanno spalancato gli occhi a questa primavera generalizzata, ma ieri lo spezzone studentesco è durato forse un’ora, poi si è disciolto completamente nella complessità sociale di quella giornata facendo da protagonista ubiquo e imprevedibile nella passeggiata verso Hyde Park, nell’occupazione di Trafalgar Square, nelle vetrine rotte del centro e nell’invasione di banche e negozi di lusso, negli scontri e nei sit-in.

Anche la categoria del nemico si e` allo stesso tempo sfaldata e ridefinita nella giornata di ieri. Se durante le giornate di novembre e dicembre gli obiettivi erano i palazzi della politica e il leit motiv quello della rappresentanza tradita dall’approvazione dei tagli, ieri sembra essere emersa una consapevolezza diversa. Westminster è rimasto ignorato e silenzioso come una cattedrale nel deserto. L’ipotesi di affidarsi alla delega per trasformare l’esistente è semplicemente sfumata e la rabbia sociale si è diretta al cuore della questione: la diseguaglianza. “Tax the rich” scrivevano adolescenti divertiti arrampicati sul cornicione di Fortnum&Mason, un magazzino di lusso (il preferito della regina!) occupato durante la manifestazione e trasformato in un simbolo di riappropriazione con tanto di stappo di bottiglie e cioccolatini distribuiti alla folla. Nel frattempo altri irrompevano in una banca, altri ancora facevano arretrare una polizia nel panico costantemente circondata dalla folla mentre provava a circondarla.

E poi musica, scontri, kettle e azioni si sono susseguiti fino a tarda sera come un’inarrestabile agitazione molecolare che ha tolto il fiato a Londra e chi ieri l’ha vissuta.

Cosa esce da quella giornata e da quella piazza? Che non vogliamo la guerra. Che vogliamo un redistribuzione della ricchezza e una diversa qualità di vita. Che non saremo mai più riconducibili alle rassicuranti categorie della democrazia rappresentativa e nemmeno alle etichette dell’identità politica. Che la misura salta e l’orizzonte si squarcia. E che tutte queste cose sono costituiscono un comune che si fa vita e che da Londra a Roma parla la stessa lingua.

sabato 26 marzo 2011

Comunicato Uniti Per Lo Sciopero alla Sapienza 25 Marzo 2011

REPORT ASSEMBLEA Uniti Per Lo Sciopero alla Sapienza 25 Marzo 2011


Uniti per lo sciopero, contro la crisi, contro ogni guerra, contro chi ci ruba il futuro. Uniti perché in un mondo che ci vuole sempre più frammentati e deboli unirsi è una necessità. Uniti non sulla base di schemi vecchi e politicisti, non mediante ricomposizioni artificiose, ma con percorsi veri, che vivano nei piccoli centri e nelle grandi metropoli.

L’occasione è lo sciopero generale chiamato dalla CGIL per il 6 maggio, uno sciopero che per le modalità e le tempistiche di convocazione rischia di essere insufficiente rispetto alle grandi lotte che si sono espresse in questi anni e in questi mesi. Ma su questo occorre ricordare un elemento non marginale: la convocazione di uno sciopero generale contro questo Governo è stata una rivendicazione che le lotte degli studenti, dei metalmeccanici, dei precari e di molte categorie di lavoratori hanno posto in modo fortissimo nelle battaglie di questo autunno. Sarebbe quindi errato affrontare questa giornata con spirito critico e distaccato: è necessario rapportarsi con lo sciopero generale come un occasione non da misurare, ma con cui misurarsi. I limiti di questo sciopero ci consegnano il compito di radicare davvero lo sciopero nei territori, generalizzandolo e generalizzandone la composizione.

Estendere lo sciopero è l’obiettivo, facendo sì che studenti, precari e movimenti sociali distanti dai percorsi sindacali, lotte territoriali, comitati referendari dell’acqua e contro il nucleare, realtà pacifiste e tutti coloro che subiscono ed hanno subito le politiche di governi di destra e di sinistra negli ultimi vent’anni possano per una volta unirsi nella costruzione di una giornata di blocco vero della produzione e della circolazione per fermare concretamente il paese.

I metalmeccanici hanno saputo porre una lotta propria come lotta di tutti e tutte, ribadendo che l’attacco non è solo rivolto ai diritti di chi lavora alla fiat, ma ai diritti di tutti i soggetti della produzione. Con questo spirito dovremo costruire relazioni forti con tutte le lavoratrici e i lavoratori che scenderanno in piazza il 6 maggio.

Gli studenti e le studentesse hanno saputo riaprire spazi di legittimità del conflitto e con una mobilitazione costante ed efficace hanno bloccato piccole città e grandi metropoli, praticando così nuove forme di sciopero. Con quello stesso spirito dovremo affrontare quella giornata, agendo comunemente e valorizzando tutte le specificità. Uniti per lo sciopero significa mettere a valore e connettere tra loro i percorsi con cui studenti, lavoratori e realtà in mobilitazione parteciperanno, ognuno con le proprie modalità, allo sciopero generale del 6 maggio.

Il percorso che ci conduce verso lo sciopero deve essere anche per noi l’occasione di estendere l’insieme delle rivendicazioni sociali e politiche, anche oltre quelle poste dalla convocazione ufficiale: democrazia, precarietà e welfare, ma anche la campagna per l’acqua bene comune e contro il nucleare. Su beni comuni, già domani sabato 26 marzo costruiremo una tappa decisiva che ci porterà alla mobilitazione a favore dei referendum.

Il desiderio per una primavera di mobilitazione e conflitto non può prescindere dalla valorizzazione dei percorsi che hanno attraversato il 13 febbraio e l’8 marzo in cui tantissime studentesse, precarie, lavoratrici, donne migranti hanno messo in questione il rapporto tra sessualità e potere, ben oltre gli scandali sessuali del premier, rivendicando diritti, welfare, salute e parità reale in tutti i luoghi di partecipazione politica e sociale.

Siamo in un quadro politico in cui si è definitivamente affermata la rottura del nesso tra istanze sociali e capacità e volontà della rappresentanza politica di accoglierle: crediamo che sia questo snodo decisivo a essere messo ogni volta in questione nelle lotte in Europa e nel Mediterraneo. La pratica democratica che passa dentro i tumulti che si sono prodotti ci dice che la questione sociale e la crisi democratica restano e devono restare indissolubilmente legate.

Da tempo un’intera generazione rivendica il proprio futuro, qui ed ora. La precarizzazione del lavoro e della vita è quindi al centro del nostro discorso politico. La precarietà, infatti, da questione prettamente generazionale si sta estendendo all’intero mercato del lavoro fino ad abbattere la distanza tra garantiti e non garantiti, colpendo però in particolar modo giovani e donne. È quindi al centro del nostro percorso di generalizzazione dello sciopero l’obiettivo di liberare le nostre vite da questo ricatto. Per questo guardiamo con interesse al 9 Aprile, come giornata utile a riaffermare il protagonismo dei precari nel percorso verso lo sciopero. Ma non solo: metteremo in campo verso lo sciopero una campagna sul welfare universale e in particolare per il reddito garantito, consapevoli che tale rivendicazione non può più essere portata avanti senza rimettere, da subito, radicalmente in discussione la spesa pubblica e l’attuale redistribuzione della ricchezza, a partire dal taglio alle spese militari, dell’opposizione al finanziamento alle scuole private e da una tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie.

Come per tutte le forme di protesta anche per lo sciopero si pone il tema dell’efficacia: sarà importante aprire un dibattito pubblico anche sulle modalità con cui generalizzarlo. Se, infatti, la segreteria CGIL si è limitata ad indire uno sciopero di 4 ore, e con una scelta positiva che sosteniamo molte categorie hanno esteso tale indizione ad 8 ore, nostro compito sarà coinvolgere studenti, e tutte e tutti coloro che, essendo precari, hanno tempi di vita e tempi di lavoro coincidenti: per questo lo sciopero dovrà durare 24 ore.

Il mese e mezzo che ci separa da quella data dovrà essere un mese denso, di azione e discussione pubblica. Per questo fin da subito sarà necessario avviare in tutto il paese assemblee regionali, metropolitane e territoriali, capaci, sulla base degli spunti condivisi, di programmare il percorso, organizzare la partecipazione, coinvolgere il territorio, rendere possibile la generalizzazione dello sciopero generale.

Ancora una volta, la guerra è piombata nelle nostre vite, e ancor più in quelle delle popolazioni che con determinazione e coraggio stanno provando a rovesciare il tiranno e contro le quali la guerra stessa tenta di imporre un processo di normalizzazione. Si tratta dell’ennesima guerra finalizzata a spartire la torta degli interessi economici, l’ennesima guerra per il petrolio che usa strumentalmente motivazioni umanitarie per mascherare il bieco interesse che le muove.

Crediamo che il tema della guerra non sia oggi scindibile dal dramma dei migranti che attraversano il Mediterraneo e che non possiamo respingere o rinchiudere in lager chiamati CIE, e che sia intimamente connesso al tema, riattualizzato dal dramma nucleare giapponese e dall’impegno referendario, del modello di produzione, delle risorse energetiche e della sostenibilità ambientale.

Per questo è necessario mettere in campo fin da subito una campagna che, partendo da Lampedusa, ponga il tema della libertà di movimento in Europa e per l’accoglienza dei migranti.

Abbiamo fin da subito guardato con entusiasmo alle rivolte nel Maghreb e del Mashrek, perché hanno espresso la stessa determinazione e la stessa ansia di futuro che abbiamo visto nelle piazze italiane. Ma non vogliamo limitarci alla semplice evocazione di quel fenomeno straordinario, ma esprimere concreta vicinanza con una carovana che travalichi i confini della Tunisia.

Chi prima dell’insorgenza ribelle libica stringeva solidi accordi col Colonnello si trova oggi costretto, per difendere i sui interessi, a bombardare il suo alleato, così facendo svela tutta la debolezza e doppiezza dei governi occidentali. Per questo, senza ambiguità alcuna ci mobiliteremo contro la guerra, raccogliendo l’appello a scendere in piazza il 2 Aprile in tutto il paese.

Il 6 maggio dovremo generalizzare lo sciopero, proseguire la mobilitazione, perché la primavera è già iniziata.

UNITI PER LO SCIOPERO

assemblea nazionale – Facoltà di Lettere – Università La Sapienza – Roma

venerdì 25 marzo 2011


by circolodiwillis on mar.26, 2011, under General

da:http://medicinainmobilitazione.noblogs.org/post/2011/03/26/report-assemblea-uniti-per-lo-sciopero-alla-sapienza-25-marzo-2011/

venerdì 25 marzo 2011

Assemblea precari 28 marzo al Pigneto

ASSEMBLEA CITTADINA - Il nostro tempo è adesso. LA VITA NON ASPETTA

Verso la manifestazione nazionale del
9 Aprile contro la precarietà.


Partecipano:
Associazione daSud
ANPI - “Giorgio Marincola”
Casa del popolo Torpignattara
Comitato precari scuola Roma
Arci Fortebraccio
Giovani Non Più Disposti a Tutto
Simone Ghelli
Collettivo Scrittori precari e redazione PrecarieMenti

28, Marzo 2011 Ore 19.
Presso Arci Forte Fanfulla, Via Fanfulla di Lodi n. 5

martedì 22 marzo 2011

Si alla scuola, no alle bombe.

Il coordinamento precari scuola Roma denuncia il vergognoso progetto di spartizione delle risorse del popolo libico attuato attraverso i massicci bombardamenti ad opera della cosiddetta “coalizione di volenterosi” di cui l’Italia fa parte. La decisione, condivisa da governo e opposizione, ha ignorato qualsiasi ipotesi di trattativa diplomatica profilatasi nei giorni precedenti.

La corsa all’accaparramento dei pozzi petroliferi libici ha innescato una tragica dinamica di competizione tra Stati per il predominio nelle azioni militari.

In questo contesto ha suscitato una certa impressione l’estrema solerzia con la quale la maggior parte delle forze dell’opposizione , PD in primis, hanno esortato il governo ad assumere posizioni ancor più interventiste.

Gli appelli delle democrazie occidentali alla difesa dei popoli mediorientali sono palesemente contraddette dai fatti: la rivolta in Bahrein viene soppressa attraverso l’intervento armato degli eserciti saudita ed emirati , i quali vengono contemporaneamente impiegati “in difesa” del popolo libico.

Come coordinamento precari scuola Roma denunciamo l’ipocrisia di tutte quelle forze politiche che per ragioni opportunistiche competono tra loro sul piano dell’interventismo militare ed invitiamo tutte le organizzazioni politiche e sindacali a schierarsi apertamente contro i bombardamenti.

22/03/2010

Coordinamento precari scuola Roma

Prove INVALSI: le ragioni di un NO.

INVITIAMO GLI INSEGNANTI A METTERE IN PRATICA TUTTE LE POSSIBILI

FORME DI BOICOTTAGGIO DEI TEST INVALSI:

È ANCORA POSSIBILE FAR APPROVARE NEI COLLEGI DOCENTI ORDINI DEL GIORNO

CONTRARI ALLA SOMMINISTRAZIONE DELLE PROVE!

(es. di delibere e riferimenti normativi su

http://www.comune.bologna.it/iperbole/coscost/scuolesupbo/sabin_invalsi.pdf

http://www.forumscuole.it/no-invalsi

http://www.nonrubatecilfuturo.it/vi-segnaliamo/invalsi-rifiutate-di-svolgere-o-subire-i-test

Nella scuola italiana si sta assistendo in questi giorni a un diffuso moto di opposizione, da parte di docenti e collegi, alla somministrazione delle prove Invalsi, già in uso nell’esame di terza media, agli alunni delle classi seconde e quinte della secondaria superiore. Come Coordinamento Precari Scuola vogliamo esprimere la nostra adesione al no e provare a riformulare la questione della valutazione.

L’Invalsi è un istituto finalizzato, come rivela il nome stesso, alla valutazione a livello nazionale del sistema dell’istruzione e negli anni, come naturale, si è avvalso perciò degli strumenti classici della rilevazione statistica, cioè prove a campione e anonime. Queste sono state trasformate, soltanto attraverso un automatismo quantitativo, in test valutativi e nominali di tutti gli studenti e non più del sistema. Oltre al limite già evidente in questo processo, che ha completamente escluso la partecipazione dei docenti, ciò che è inaccettabile è la logica sottesa a questa operazione: essa rientra infatti nel più generale progetto di drastica riduzione degli investimenti nella formazione per cui, progressivamente, potrebbero avere diritto ad un qualche finanziamento del Ministero solo quelle scuole che raggiungeranno risultati soddisfacenti in questo tipo di prova (e di conseguenza, vedranno reintegrare quella quota di salario sottratta dalla probabile cancellazione degli scatti di anzianità solo quei docenti che potranno vantarsi “meritevoli”, cioè le cui classi saranno in grado di superare brillantemente i test). In tal modo quindi, prima si effettuano dei sostanziosi tagli all’istruzione pubblica, poi, per rendere ideologicamente accettabile questa politica, si scarica la responsabilità sulle scuole e i docenti, colpevoli di non produrre “successo formativo”, cioè superamento delle prove ministeriali, e meritevoli di fondi ed incremento salariali solo quando ciò avvenga.

QUALI SONO ALLORA QUESTI CRITERI E MECCANISMI CHE REGOLEREBBERO LA VALUTAZIONE DI UN SISTEMA SCOLASTICO E LA SUA PREMIAZIONE?

1) La prova Invalsi, così come ora concepita, si somministra a tappeto su tutto il territorio nazionale, identica per qualsiasi tipo e contesto scolastico: in che modo verrebbero allora riconosciuti i differenti livelli di partenza che caratterizzano non solo scuole situate in contesti ambientali tra loro molto diversi, ma anche classi diverse all’interno di uno stesso istituto?

Sappiamo tutti come, in molte situazioni, quello che veramente è importante nella relazione educativa è la costruzione di un percorso, cioè una trasformazione progressiva da una situazione iniziale: i risultati raggiunti quindi, saranno strettamente dipendenti dal punto di partenza ed è difficile uniformarli in astratto.

2) La prova Invalsi prevede sostanzialmente soltanto domande a risposta chiusa (quiz):

se sicuramente adatta per verificare alcune conoscenze, tale modalità non funziona per moltissimi altri aspetti “complessi”, su cui la scuola lavora e approfondisce.
Nella prova di III media di italiano dello scorso anno ad esempio, sono state poste sotto forma di domande chiuse, molti quesiti che, per loro natura, prevedevano uno spazio ed una flessibilità nella risposta non previsto dalla prova stessa. In questo modo il rischio è che vengano sempre più incentivate capacità come la velocità ed una comprensione più formalistica che sostanziale: riconosciamo l’importanza di abituare gli alunni ad utilizzare prontamente ed in maniera duttile le loro competenze, ma organizzare una prova esclusivamente con queste caratteristiche rischia di trasformare l’elasticità in superficialità e di valorizzare la rapidità sopra ogni altra capacità.

Vediamo tutti del resto, come tale modalità si stia progressivamente affermando in moltissimi ambiti della formazione e della valutazione, non solo scolastica (esami, concorsi pubblici ecc…).

QUALE VALUTAZIONE ALLORA?

Innanzi tutto rivendichiamo l’importanza di coinvolgere i docenti nella costruzione di un meccanismo di verifica dell’intervento didattico, sottolineando proprio questa distinzione: verifica e non valutazione. E’ sicuramente vero infatti che, attraverso un confronto collegiale del proprio lavoro, i docenti possano arricchirsi delle esperienze degli altri e riflettere sul proprio operato, al fine di migliorare sempre di più il proprio intervento. Ma tali momenti, per essere veramente efficaci, dovrebbero essere costruiti collettivamente dagli insegnanti a partire dal proprio contesto lavorativo per poi misurare da lì i progressi raggiunti (ad esempio, attraverso prove di ingresso formulate insieme tra colleghi su alcuni obiettivi di base, monitoraggio in itinere e prove finali).

Il mancato raggiungimento di alcuni risultati, non dovrebbe certamente essere lo spauracchio di un declassamento salariale o di carriera, ma un segnale da indagare insieme per cercare di comprendere come migliorare.

Proprio il lavoro di indagine e di riflessione dei docenti su quali obiettivi perseguire in determinati contesti (classi con alto numero di stranieri o con difficoltà di altro tipo), frutto di osservazione e pratica sul campo, dovrebbe essere riconosciuto e valorizzato dal Ministero, che invece, piuttosto che incentivare ed eventualmente utilizzare questo tipo di impegno e sperimentazione (la quale, richiedendo tempo e lavoro, richiederebbe fondi e risorse adeguate), delega a strutture separate il compito di valutare, attraverso sistemi semplificati, un processo delicato e complesso come l’apprendimento, dando prova ancora una volta di non distinguere tra l’amministrazione di un’azienda e l’organizzazione di un sistema formativo.

sabato 19 marzo 2011

Il 26 Marzo difendiamo i beni pubblici dall'assalto della speculazione: appello per uno spezzone di scuola ed università

Proponiamo a tutti i movimenti della scuola e dell'università d'incontrarci alle 14.00 a piazza della repubblica (s. maria degli angeli).
Le recenti dichiarazioni del Governo sul progetto di mantenimento del nucleare, aggiunte alla politiche di privatizzazione dell'acqua, fanno il paio con l'ultima tranche di tagli all'istruzione pubblica (20000 cattedre in meno) ed esplicitano in maniera sempre più palese la precisa volontà di una classe dirigente, sempre più screditata agli occhi della società, di prendere d'assalto i principali beni collettivi (l'acqua, l'energia, l'istruzione) per assecondare una logica lobbistica, per favorie oscuri interessi privatistici che nulla hanno a che fare con i bisogni complessivi di una società, del benessere complessivo dei cittadini, del diitto alla salute, ad un esistenza dignitosa e ad un istruzione di qualità.
Una classe dirigente che da decenni ha deciso di tagliare drasticamente i fondi all'istruzione, alla ricerca e all'università non ha alcun diritto di parola sull'energia, non può essere credibile sull'avanzamento tecnologico della ricerca sull'energia;
le leggittime paure dei cittadini rispetto alle scelte nucleariste ed alla volontà di privatizzare l'acqua debbono tradursi in un energico moto d'indignazione che impedisca ai lestofanti di turno di effettuare l'ennesima rapina ai danni della collettività. L'istruzione pubblica, un finanziamento effettivo e crescente nella ricerca e nell'università costituiscono un fondamentale antitodoto democratico rispetto a questo pericolosissimo progetto di rapina ai danni della collettività che a partire dal 26 possiamo efficacemente contrastare. Per queste ragioni, come precari della scuola di roma il 26 marzo saremo in piazza a difendere l'acqua pubblica e a contrastare il nucleare ed invitiamo tutti i movimenti in difesa dell'istruzione pubblica a costruire uno spezzone che porti i contenuti della lotta contro i tagli in quella importantissima manifestazione.

venerdì 18 marzo 2011

LA SCUOLA AL CINEMA-lunedì 21 ore 21.00 via dei Campani 72


Lunedì 21 marzo, ore 21

UNA SCUOLA ITALIANA (2010), documentario, regia di Angelo Loy e Giulio Cederna

UNA SCUOLA ITALIANA (2010), documentario, regia di Angelo Loy e Giulio Cederna
(alla proiezione seguirà confronto-dibattito con le maestre della scuola "Pisacane")

La scuola Carlo Pisacane ha dato scandalo per la sua alta incidenza di alunni stranieri ed è diventata il simbolo del conflitto sociale che si va via via intensificando nel quartiere di Tor Pignattara/Marranella a Roma. Un quartiere in trasformazione per l’accrescersi e l’espandersi delle comunità straniere sul territorio. La scuola Pisacane, con le associazioni impegnate al suo interno, è stata per anni simbolo dell’integrazione tra le diverse comunità, attivando felici occasioni di incontro e di scambio e percorsi di reciproca conoscenza. Da qualche anno però i valori sembrano essersi rovesciati, quello che prima appariva come auspicabile è diventato qualcosa da nascondere, rifuggire se non perseguire con politiche mirate. Nel giro di due anni l’Altro, lo straniero, va respinto, si dice: “non ci permette di educare i nostri figli secondo le nostre tradizioni, abbassa la qualità dei nostri contesti di vita, usurpa le nostre risorse”. Mentre le politiche del governo sdoganano la guerra tra poveri, una recente norma del ministro Gelmini fissa il tetto massimo di alunni stranieri nelle classi al 30%. La scuola Pisacane è una scuola italiana, la maggior parte dei suoi alunni sono nati in Italia da famiglia immigrate qui 20 o 30 anni fa. Molti di loro non scrivono, né comprendono nemmeno la lingua dei loro genitori, non hanno mai visitato il loro paese d’origine. Il film segue le attività dell’associazione Asinitas e incontra maestre che svolgono il loro lavoro con una saggezza e un calore disarmanti, garantendo ai bambini una nicchia di “meraviglia”, mentre muovono i primi passi nel complesso mondo sociale che accoglierà la loro crescita. Fino a quando li chiameremo stranieri?


Tutte le proiezioni si svolgeranno presso:

LIBRERIA ANOMALIA

Via dei Campani, 73

ROMA (San Lorenzo)

sabato 12 marzo 2011

LA SCUOLA AL CINEMA-lunedì 14 ore 21.00 via dei Campani 72


Lunedì 14 marzo, ore 21

SCUOLA MEDIA (2010), documentario, regia di Marco Santarelli

(alla proiezione seguirà confronto-dibattito con il regista)

Tutte le proiezioni si svolgeranno presso:

LIBRERIA ANOMALIA

Via dei Campani, 73

ROMA (San Lorenzo)

venerdì 11 marzo 2011

Cps Roma - ASSEMBLEA PUBBLICA 16 MARZO 2011

INCONTRIAMOCI PER DIFENDERE SCUOLA E LAVORO!
Coordinamento Precari Scuola di Roma

movimentoinsegnantiprecari@gmail.com

ASSEMBLEA PUBBLICA 16 MARZO ALLE ORE 16 PRESSO L'ASSOCIAZIONE
IL CIELO SOPRA L'ESQUILINO, VIA GALILEI 57 (METRO A MANZONI)
Dopo le scandalose dichiarazioni del Presidente del Consiglio contro la scuola pubblica è esplosa in tutte le scuole ed in moltissimi settori della società italiana una legittima indignazione verso un Governo che per risarcire le alte GERARCHIE ECCLESIASTICHE per il silenzio del caso Ruby, lancia l'ennesimo attacco all'istruzione statale nel nostro paese. Un attacco che si lega all'ennesima tranche di tagli a cui fanno da scandaloso contrappunto i finanziamenti alle scuole private.
La manifestazione di oggi, da una parte raccoglie tempestivamente quest'indignazione, favorendo potenzialmente la ripresa della mobilitazione nelle scuole, dall'altro manifesta però, riguardo a molti aspetti importanti, ancora palesi ambiguità: per contrastare efficacemente le nefaste politiche e le offensive dichiarazioni del Presidente del Consiglio, abbiamo il dovere di contrastare con nettezza anche le ridicole dichiarazioni ed i comportamenti di molti ESPONENTI DELL'OPPOSIZIONE politica che continuano a corteggiare le alte gerarchie ecclesiastiche, nel celato obiettivo di sfruttare la crisi di Governo per ottenere favori, contribuendo così attivamente all'assalto privatistico al mondo dell'istruzione pubblica, agli studenti, ai lavoratori e alle famiglie che in essa sono parte attiva.
A differenza del nostro presidente e del suo governo, ma anche di alcuni rappresentanti dell’opposizione, difendiamo la scuola statale come luogo fondamentale per la crescita progressiva della società: è proprio la scuola statale infatti, che accoglie le differenze sociali, politiche, religiose, da cui partono gli studenti, gli insegnanti, le famiglie, strutturandosi come luogo di confronto e di arricchimento, e contemporaneamente trasmette CONTENUTI E VALORI CONDIVISI che, lungi dal doversi identificare con quelli della famiglia di provenienza, rispondono al dettato della nostra COSTITUZIONE

In quest’ottica dobbiamo opporci nettamente, non solo alle politiche dei tagli, ma anche al progetto di privatizzazione, ai costanti finanziamenti alle scuole private, alla logica della sussidiarietà, alla ridicola concezione del MERITO; quest’ultimo, misurato attraverso parametri semplificatori, efficientisti ed aziendalisti, attacca la dimensione della collegialità, esalta il percorso dell’affermazione individuale, e diviene unico strumento per ottenere quelle briciole di aumento salariale che non sono più previste dal CCNL, all’interno di una retribuzione già lontanissima dalla media europea; è attraverso lo strumento del CCNL invece, che dobbiamo chiedere con forza un allineamento dei nostri salari alla media europea!
●PER RIFLETTERE, dunque, sulle conseguenze causate da questa gigantesca operazione di tagli alla scuola: indebolimento del lavoratore in tutti i suoi aspetti, economico, rivendicativo, didattico e peggioramento della qualità dell’offerta formativa;
● PER DISCUTERE sul progetto di cancellazione delle graduatorie provinciali nella prospettiva della regionalizzazione del sistema scolastico statale;
● PER ORGANIZZARE le prossime iniziative e mobilitazioni,

IL COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA DI ROMA I LAVORATORI DELLA SCUOLA, GLI STUDENTI, LE FAMIGLIE E TUTTI CITTADINI CHE VOGLIONO DIFENDERE IL DIRITTO COSTITUZIONALE DI AVERE UNA SCUOLA PUBBLICA, STATALE, LAICA, GRATUITA E DI QUALITA’ A PARTECIPARE ALL’ ASSEMBLEA PUBBLICA che si terrà il giorno 16 marzo, alle ore 16 presso l'Associazione Il Cielo sopra l'Esquilino in Via Galilei 57

mercoledì 9 marzo 2011

Assemblea 16 marzo 2011 alle ore 16

INCONTRIAMOCI PER DIFENDERE SCUOLA E LAVORO
Coordinmento Precari Scuola di Roma

Assemblea 16 marzo alle ore 16
presso l'associazione
IL Cielo sopra l'Esquilino, Via Galilei 57

Invitiamo precari, docenti, studenti e cittadini interessati alla difesa della scuola pubblica a partecipare!

Ormai da anni la scuola pubblica è colpita da una continua mannaia, che ne smonta, colpo dopo colpo, gli elementi portanti: la continuita’, il tempo pieno, la collegialità, il modulo,l'integrazione dei disabili, le attività di laboratorio, l'obbligo scolastico.
Il susseguirsi di notizie contraddittorie sulla riapertura o congelamento delle graduatorie e la sentenza della Corte Costituzionale che dichiara illegittimo l’inserimento in coda , sono l’ultimo atto di un teatrino indecoroso che, pur colpendo attraverso giganteschi tagli tutta la scuola nel suo complesso, si scaglia ancora più violentemente sulla componente contrattualmente più debole, quella dei docenti precari, che vedono continuamente sotto attacco la garanzia di un sistema di reclutamento trasparente, equo ed efficiente.

E’ importante capire la direzione reale e generale verso cui tendono questi provvedimenti, per evitare una inutile e controproducente guerra tra poveri, tra quanti cioè sono stati immediatamente colpiti dai tagli e quanti credono di risultare privilegiati da un’eventuale regionalizzazione del sistema formativo: per tutti infatti il progetto finale è quello della cancellazione delle graduatorie provinciali e della loro sostituzione con gli albi regionali, così da arrivare ad una gestione completamente privatistica del reclutamento, basata sulla chiamata diretta del dirigente scolastico. La regionalizzazione dell’istruzione cementificherà le ineguaglianze economiche e sociali tra le regioni italiane e andrà a ledere il diritto di ogni cittadino alla mobilità sul territorio nazionale, ma soprattutto dividerà ancora di più i lavoratori, frantumando e “privatizzando” i contratti e distruggendo il CCNL: saremo così sempre più ricattabili e strumentalizzabili dai nostri diretti superiori e datori di lavoro.

Tutto interno a questo processo di dismissione dei diritti è anche il discorso fortemente ideologico che si sta portando avanti sul merito che, misurato attraverso parametri semplificatori, efficentisti ed aziendalisti, attacca la dimensione della collegialità, esalta il percorso dell’affermazione individuale, e diviene unico strumento per ottenere quelle briciole di aumento salariale che non sono più previste dal CCNL, all’interno di una retribuzione già lontanissima dalla media europea.: è proprio attraverso lo strumento del CCNL invece, che dobbiamo chiedere con forza un allineamento dei nostri salari alla media europea!

Sono evidenti allora, le reali conseguenze causate da questa gigantesca operazione di tagli alla scuola: conseguente l’indebolimento del lavoratore, in tutti i suoi aspetti (economico, rivendicativo, didattico), e peggioramento della qualità dell’offerta formativa.

Per questo è importante non perdere di vista il piano complessivo e ripartire da qui, dalla richiesta esplicita e forte del ritiro dei tagli, (il blocco della terza tranche dei tagli e il ritiro di quelli attuati nei due precedenti ) e dell'immissione in ruolo su tutti i posti vacanti e disponibili, per ridare slancio e dignità all'istruzione pubblica nel nostro paese.

Per discutere di tutto questo, per ragionare su come fronteggiare i continui attacchi del governo (come le ultime vergognose dichiarazioni del Presidente del Consiglio che accusa gli insegnanti di trasmettere valori contrari a quelli della famiglia di provenienza, possibilmente cattolica …sic!…) ed elaborare una strategia di risposta e rilancio della mobilitazione nella scuola
invitiamo precari, docenti, studenti e cittadini interessati alla difesa della scuola pubblica a partecipare

all’assemblea che si terrà il giorno 16 marzo alle ore 16
presso l'associazione
IL Cielo sopra l'Esquilino, Via Galilei 57

Coordinamento precari scuola-Roma

movimentoinsegnantiprecari@gmail.com

venerdì 4 marzo 2011

Appello a tutti i movimenti in difesa della scuola pubblica

Appello del Coordinamento precari scuola di Roma
a tutti i movimenti in difesa dell'istruzione pubblica.

Dopo le scandalose dichiarazioni del presidente del consiglio contro la scuola pubblica è esplosa in tutte le scuole ed in moltissimi settori della società italiana una legittima indignazione contro un Governo che per risarcire le alte gerarchie ecclesiastiche per il silenzio del caso Ruby intende lanciare l'ennesimo attacco all'istruzione statale nel nostro paese. Un attacco che si lega con l'ennesima tranche di tagli ed i continui finanziamenti alle scuole private. La manifestazione del 12 marzo a Roma se, da una parte, raccoglie tempestivamente quest'indignazione, favorendo potenzialmente la ripresa della mobilitazione nelle scuole, dall'altro manifesta una palese ambiguità che rischia di concentrare quel legittimo malessere in una vacua operazione elettoralistica che non avrebbe conseguenze il giorno successivo. A tal riguardo dovrebbero far riflettere le parole espresse da un ex ministro dell'istruzione, Giuseppe Fioroni, il quale nell'aderire alla manifestazione, criticava il Governo per non aver sostenuto con la giusta determinazione quelle medesime scuole private a cui si riferiva Berlusconi nel suo messaggio.
Se vogliamo effettivamente contrastare le nefaste politiche del Governo Berlusconi nel campo dell'istruzione dobbiamo opporci nettamente, non solo alle politiche di tagli, ma anche al progetto di privatizzazione, ai costanti finanziamenti alle scuole private, alla logica della sussidiarietà, alla ridicola concezione del merito e delle prove invalsi, alla progressiva crescita del contributo volontario che nei fatti, ancor prima che nelle dichiarazioni, privatizzano la scuola. Consapevoli del fatto che in questi ultimi due anni il movimento della scuola e dell'università ha espresso con determinazione la volontà di rilanciare i finanziamenti all'istruzione pubblica, che si sono sempre dichiarati nettamente contro le logiche di privatizzazione messe in atto dagli ultimi Governi, e che il 12 scenderanno in piazza molti cittadini che, al di là dei partiti, esprimeranno quest'esigenza comune, proponiamo agli studenti medi ed universitari, ai ricercatori, alle famiglie, e a tutti i movimenti della società civile di attraversare criticamente quella piazza, per rivendicare lo spirito reale della costituzione repubblicana, per cui l'istruzione è pubblica e ne è pubblico il finanziamento e che l'istruzione privata deve essere senza oneri per lo Stato.
Se vogliamo contrastare efficacemente le nefaste politiche e dichiarazioni del Presidente del Consiglio, abbiamo il dovere di contrastare con nettezza le ridicole dichiarazioni ed i comportamenti di molti esponenti dell'opposizione politica che, anche in questi giorni, continuano a corteggiare le alte gerarchie ecclesiastiche, nel celato obiettivo di sfruttare la crisi di Governo, per ottenere ulteriori favori e contribuire attivamente all'assalto privatistico al mondo dell'istruzione pubblica, agli studenti, ai lavoratori e alle famiglie che in essa sono parte attiva.

Attraversiamo tutti criticamente e creativamente la manifestazione del 12 Marzo

Ripartiamo dal 13 con una forte mobilitazione nelle scuole e nelle università
per preparare lo sciopero generale generalizzato!

giovedì 3 marzo 2011

La scuola al Cinema 7 - 14- 21 marzo 2011

LA SCUOLA AL CINEMA

Prosegue, con questa seconda serie, la rassegna già iniziata di film che pongono al centro il mondo della scuola, nelle sue diverse e complesse articolazioni. E mentre nella prima serie l’attenzione si è concentrata maggiormente sul cinema di fiction, questa volta avremo modo di confrontarci più da vicino con la forma documentaristica: un approccio “osservativo” e di testimonianza” che ci dice forse, da una parte, dell’urgenza, di questi tempi, per coloro che si occupano di cinema, di ri-occuparsi del mondo della scuola, e dall’altra della difficoltà di proporne un’interpretazione compiuta e complessiva. Proprio noi, insieme, attraverso i nostri dibattiti, i nostri confronti, le nostre riflessioni, potremmo allora rappresentare un primo tentativo di reinterpretare, partendo dalla preziosa visione dei materiali proposti, questo mondo in trasformazione.

(Sul sito cps-roma.blogspot.com sono disponibili i report delle discussioni affrontate durante il primo ciclo)

LE PROSSIME PROIEZIONI IN PROGRAMMA:

Lunedì 7 marzo, ore 21

IL MAESTRO DI VIGEVANO (1963), regia di Elio Petri

(tratto dall’omonimo romanzo di Lucio Mastronardi)


Lunedì 14 marzo, ore 21

SCUOLA MEDIA (2010), documentario, regia di Marco Santarelli

(alla proiezione seguirà confronto-dibattito con il regista)

Lunedì 21 marzo, ore 21

UNA SCUOLA ITALIANA (2010), documentario, regia di Angelo Loy e Giulio Cederna

(alla proiezione seguirà confronto-dibattito con i registi)

Tutte le proiezioni si svolgeranno presso:

LIBRERIA ANOMALIA

Via dei Campani, 73

ROMA (San Lorenzo)

COMUNICATO STAMPA COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA – ROMA

COMUNICATO STAMPA

Il recente attacco di Silvio Berlusconi alla scuola pubblica e agli insegnanti che “inculcano principi che sono il contrario di quelli dei genitori", evidenzia con chiarezza la concezione nettamente privatistica che il presidente del Consiglio e l'attuale Governo hanno dello Stato e dell'istruzione. Con queste dichiarazioni infatti, Berlusconi paga alle alte gerarchie ecclesiastiche, la cambiale per il colpevole silenzio da queste manifestato per gli scandali privati del presidente del Consiglio; un silenzio che contrasta stridemente con la legittima indignazione che una larga fetta di cattolici hanno manifestato per lo spregevole spettacolo della crisi di Governo, del ruby gate e della scandalosa compravendita di parlamentari, senatori, consiglieri pagati con soldi pubblici per mantenere in piedi un Governo marcatamente antipopolare.

Sorvolando sull’opportunità da parte del premier, coinvolto in un processo a Milano per sfruttamento della prostituzione, di esprimere giudizi sui valori delle famiglie italiane, appare comunque evidente che ci troviamo di fronte ad un Governo che attacca sistematicamente la scuola pubblica, prima sottraendo fondi essenziali per il suo funzionamento e poi criticandone l’operato, sbandierando un vecchio leit-motiv di questa destra che è quello della libertà di scelta tra scuola pubblica e privata.

A questo proposito è opportuno ricordare che la manovra finanziaria 2011, a fronte dei tagli alla scuola pubblica di 40.000 unità di personale realizzate all’inizio dell’anno scolastico, ha stanziato 245 milioni di euro per le scuole private paritarie, le stesse che l’art.33 della costituzione legittima, ma senza oneri per lo stato.

Ma se difendiamo il modello della scuola statale è perché riteniamo fondamentale per la crescita progressiva della società, l’esistenza di un luogo che insieme accolga le differenze sociali, politiche, religiose, da cui partono gli studenti, gli insegnanti, le famiglie, strutturandosi come luogo di confronto e di arricchimento, e contemporaneamente trasmetta contenuti e valori condivisi che, lungi dal doversi identificare con quelli della famiglia di provenienza, rispondano al dettato della nostra Costituzione

Nel progetto del Governo Berlusconi, al contrario, le differenze non si incontrano, né mescolano e quindi si sclerotizzano, conservando il loro carattere localistico e di classe: i cattolici nelle scuole cattoliche, i padani nelle scuole padane, i ricchissimi nelle scuole dei ricchissimi mentre la massa dei cittadini sempre più impoveriti è destinata ad una scuola pubblica sempre più dequalificata e priva di risorse (tanto più che già oggi i genitori debbono compensare queste mancanze con un contributo volontario esponenzialmente crescente).

Per il Presidente del consiglio la libertà delle famiglie è la libertà delle famiglie ricche e delle scuole private e parificate le quali per rette elevatissime debbono ricevere ingenti compensi dai cittadini italiani che pagano le tasse e che vengono tolte a quelle scuole pubbliche nelle quali la maggioranza degli italiani manderanno i loro figli. Per il Governo Berlusconi la libertà è quella di una ristretta casta di governanti che per mantenere il potere personale riducono la scuola pubblica, i diritti degli studenti, degli insegnanti e delle famiglie ad una merce di scambio con chi li ha più o meno tacitamente sostenuti: lega per le scuole del nord, alte gerarchie ecclesiastiche per le scuole confessionali,etc. Per questa classe politica gli insegnanti non sono una componente fondamentale per la crescita e la valorizzazione della società, che cerca con il proprio lavoro di trasmettere senso critico, consapevolezza di sé, della realtà intorno e del proprio ruolo di cittadini, ma volgari “inculcatori” di idee pericolose perché diverse da quelle che servono per costruire il mondo frammentato, umiliato e classista che questa destra sta tenacemente perseguendo, gravoso “peso economico” di cui liberarsi non prima di averne avvilito e screditato la funzione sociale.

Per questo motivo come insegnanti e lavoratori precari della scuola, che da sempre ne difendono il ruolo sociale e la qualità, e che conoscono sulla loro pelle gli effetti nefasti delle sciagurate politiche di tagli e privatizzazioni portate avanti in questo settore per lo meno da quindici anni, riteniamo che per tutti coloro che hanno a cuore l'istruzione in questo paese non sia più possibile esitare, che se non vogliamo essere considerati alla stregua di una merce di scambio nel mercatino dei favori privati dobbiamo rivendicare la nostra dignità in una forte e generale protesta in tutto il Paese. Per questo motivo sosterremo e rilanceremo tutte le mobilitazioni e le iniziative di lotta in cantiere e chiamando ognuno all’assemblea pubblica del 16 marzo, rivolta a tutto il personale precario della scuola e a studenti e genitori.

martedì 1 marzo 2011

Sit in Comitato Precari Scuola Latina davanti al Ministero 10 marzo 2011

Sit in confermato per il 10 marzo alle 16.30 davanti al MIUR (Viale Trastevere) proposto da CoordimentoPrecari Scuola Latina.

Saremo comunque alla manifestazione del 12 e agli altri appuntamenti DEL CPS.

MENTRE I LAVORATORI della scuola RISCHIANO DI DIVEDERSI SULLE strategie di un governo in mano alla lega e alla corruttela i tecnici del ministero sono al lavoro per proporci l'ennesimo decreto
legge sulle politiche di reclutamento del mondo della scuola.

NON possiamo più essere il movimento delle mail del giorno dopo, per questo:
prima che decreto sia

diciamo

1. NO la prossima tranche di tagli alla scuola pubblica

456mln 2009+
1650mln 2010+
2.538mln 2011+
3.188mln 2012+
---------------------
=7.832milioni di euro tolti alla scuola pubblica in 4 anni.

2. SI ad un piano di assunzioni straordinario nella scuola pubblica che tenga conto dei pensionamenti e delle reali esigenze degli istituti sia per i docenti che per gli ATA.

3. SI alle dimissioni del MINISTRO PUBBLICO DELL'ISTRUZIONE PRIVATA.!!!

SIT IN MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE VIALE TRASTEVERE giovedi 10 marzo ore 16.30

promosso da CPS Latina

aderiscono per ora FLC LATINA, UDS LATINA, FDS LATINA

noi amiamo la scuola pubblica.

info:
cpslatina@gmail.com
3934065039
3393845914

appuntamento per chi viene da latina e provincia alle 16.00 davanti la Nike di stazione termini