Al violento attacco alla Scuola
Pubblica al quale stiamo assistendo in queste settimane non possiamo rimanere
indifferenti. Urge invece una reazione altrettanto radicale e decisa, una
reazione forte, immediata, strutturata, perché non possiamo permettere questa
devastazione di quello che noi, insegnanti,di ruolo e precari, impiegati, collaboratori,
studenti e genitori realizziamo con impegno, fatica e passione tutti i giorni.
La Scuola Pubblica così come la
conosciamo, un diritto costituzionale, per tutti e di tutti, luogo libero ove
fare cultura, laica, democratica, inclusiva, gratuita, senza accentramento di
poteri, legata a doppio filo al concetto di stato di diritto, vettore di
principi di onestà, rispetto e avulsa da logiche di competizione e di sfrenata
meritocrazia, questa nostra scuola da domani non esisterà più, se il DDL
promosso dal governo Renzi sarà approvato.
Non esiste emendabilità alla controriforma
della “Buona Scuola”, nulla in quel testo può essere avallato in cambio
dell’accettazione del resto, nessuna stabilizzazione di precari e nessun bonus
ai docenti vale l’accettazione di regole al ribasso, cancellazione di diritti e
applicazione di principi neoliberisti come la flessibilità, il Jobs Act, il
dirigente sceriffo, rischio clientelismi, entrata del privato e
aziendalizzazione della scuola. Lo specchietto per le allodole della
stabilizzazione dei precari sta finalmente mostrando il suo lato vuoto e diabolico:
assumere solo chi si è costretti (iscritti Gae), rimandare la palla oltre il
muro per altri (idonei concorso e docenti con più di 36 mesi di servizio),
gettare tutto in mare per i restanti (abilitati, Tfa, Pas, III fascia),
lasciando loro le briciole e un concorso in cui scannarsi ancora, forse
definitivamente.
Ogni attore della Scuola ha di
fronte a sé validissimi motivi per rifiutare la pseudoriforma renziana, dal
precario ricattato e illuso se non cacciato, dall’insegnante di ruolo che
perderà radicalmente libertà, certezze e stabilità, anche economica, al
collaboratore ignorato dalla riforma, allo studente definitivamente immerso
nella mentalità Invalsi, nelle logiche aziendali e che saluterà la continuità
scolastica dei suoi insegnanti, al genitore che vedrà la scuola divenire sempre
di più un servizio per clienti, non più diritto per cittadini.
A questo attacco inaccettabile
noi proponiamo un percorso diverso, nel rispetto della Costituzione, una
diversa proposta di legge (la LIP, Per una Buona Scuola per la Repubblica),
l’applicazione di regole propedeutiche alla idonea applicazione della Lip, nonché
alla stabilizzazione completa dei precari (ritiro tagli Gelmini, diminuzione
alunni per classe, ritiro controriforma Fornero sulle pensioni), un differente
percorso per la stabilizzazione presente e futura dei precari, tutti gli
attuali e a scorrimento nel prossimo futuro.
Per tutte queste ragioni,
convochiamo una
ASSEMBLEA NAZIONALE DI TUTTO IL MONDO
DELLA SCUOLA
domenica 12 aprile 2015 a Roma (luogo da
definire)
con il seguente programma
Dalle 10 alle 13: Rifiutiamo la Cattiva Scuola di Renzi, meglio
la Lip!
Dalle 14 alle 18: Pomeriggio Precario
(dignità e lavoro per tutti)
Un’assemblea che sia l’inizio di
una grande mobilitazione dal basso, un percorso di lotta unitario, al di là
delle varie appartenenze sindacali, che inizi appunto con l’indizione dell’assemblea
nazionale di tutti i lavoratori della scuola contro la pseudoriforma
governativa, con particolare declinazione sul mondo precario, al quale dedicheremo
l’intero pomeriggio del 12, che passi attraverso la partecipazione alle varie
ulteriori manifestazioni contro la “Buona Scuola” e che confluisca nella
richiesta forte di indizione di un grande sciopero generale e unitario della
scuola, da considerare come adeguata risposta forte e unitaria al progetto
renziano.
La piattaforma su cui l’assemblea
lavorerà, che include e assorbe in toto quella stabilita all’unanimità dal
popolo precario in presidio il 17 marzo scorso, sarà la seguente:
1- Ritiro della riforma Buona Scuola, una pseudoriforma non
emendabile, che vediamo come l'ennesimo tentativo di fare cassa ai danni della
scuola pubblica, una limitazione di diritti dei dipendenti pubblici che procede
parallelamente al Jobs Act e al passaggio di un più ampio progetto di
meritocratica privatizzazione dei diritti costituzionali e dello stato sociale
2 - Sostegno alla Lip (ora
Ddl 1583 al Senato e 2630 alla Camera) che, in contrasto radicale con la
controriforma di Renzi prevede: l’investimento nella scuola del 6% del Pil
nazionale (in linea con quanto in media investono i paesi UE); l’obbligo
scolastico a 18 anni; il ripristino del tempo pieno e del tempo prolungato,
classi di non più di 22 alunni (numero che diminuisce in presenza di alunni con
disabilità); l’abrogazione della “riforma” Gelmini; una scuola finanziata
interamente dallo Stato per evitare la creazione di scuole di serie A e B, la
garanzia della libertà di insegnamento.
3 - Rispetto della centralità della libertà dell’insegnamento e
del dibattito a scuola, poiché la scuola è il luogo della formazione culturale
e civile dei cittadini futuri. L’ingresso di capitali, interessi e di
discutibili pratiche di tirocinio in imprese private è poco utile al processo
educativo degli alunni e si delinea come potenzialmente dannoso agli equilibri
di gestione interna delle scuole e, ancor più grave, alla libertà di
insegnamento
4 - Aumento sostanziale del numero di cattedre (per eliminare qualsiasi
giustificazione alla creatura renziana dell’organico funzionale con strapotere
dei dirigenti) tramite: cancellazione dei tagli della pseudoriforma Gelmini e diminuzione
numero alunni per classe (come già indicato nel punto 2); cancellazione controriforma
Fornero sulle pensioni.
5 - Immissioni in ruolo completa oltre le promesse mancate del
governo (quindi tutti i 148 mila precari delle GAE , tutti quelli delle GI che
hanno maturato i 36 mesi di servizio, che oggi sono tagliati fuori, gli
idonei ultimo concorso) da farsi entro
Settembre 2015, attraverso un Decreto legge specifico al di fuori di
qualsivoglia pesudoriforma o un c.d. Decreto Interministeriale emanato dal MIUR
di concerto con il Ministero dell’Economia e Finanze che faccia seguito a disposizioni
di legge idonee. Tali immissioni in ruolo da effettuarsi senza condizionarle
all’accettazione di patti “al ribasso”, dal momento che, come è a tutti
noto, le assunzioni dei precari in GAE e di quelli che
hanno maturato 36 mesi di servizio non sono un regalo del governo, ma il frutto
delle lotte condotte negli anni dai precari e della sentenza
della Corte di Giustizia europea.
6 - Il rispetto, per gli
immessi in ruolo, di quanto stabilito dal CCNL scuola, il che vuol
dire ripristino degli scatti di anzianità soppressi, riconoscimento dei
diritti pregressi degli abilitati di scuola
dell'infanzia e primaria ante 2002 e, soprattutto, ritiro di ogni assurda
ipotesi di mobilità del personale verso altre province o regioni, nonché
di demansionamento, ovvero utilizzazione su classi
di concorso “affini” e su differenti posizioni lavorative (docenti assunti
nelle posizioni degli ATA).
7 - Stabilizzazione graduale dei precari recentemente abilitati tramite
percorsi TFA e PAS e tramite laurea in Scienze della formazione,
attualmente in II fascia d’istituto, con
istituzione di una nuova graduatoria
provinciale degli abilitati (da cui attingere, a scorrimento, per le
immissioni in ruolo e per le nomine sulle supplenze annuali).
8 - Istituzione di graduatorie
dei non abilitati con percorsi abilitanti da attivare
gratuitamente e senza selezione per chi abbia maturato almeno 2 anni
di contratti a tempo determinato.
Lavoratori Autoconvocati della Scuola