Art. 33 Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
L’ottimo risultato del referendum di Bologna, in cui migliaia di
cittadini hanno espresso il loro no al finanziamento pubblico della scuola
privata, deve servire a rilanciare in tutta Italia le mobilitazioni per il
riscatto della scuola pubblica. Infatti
ogni anno lo Stato regala milioni di euro alle private, risorse pubbliche
sottratte alla scuola statale, quella laica, plurale e di tutti, compromettendo
il suo buon funzionamento. Di fronte a questo sperpero, il referendum di
Bologna ha espresso una scelta di civiltà e di difesa della qualità e del
valore dell’istruzione statale, in un Paese che, per troppo tempo, ha visto i
governi fare a gara per impoverire e distruggere la scuola pubblica con la
scusa della crisi e contemporaneamente finanziare le scuole private con la
scusa della parità. E’ evidente tutta l’ideologia di chi, in realtà, vuole
affossare principi vitali come il diritto ad un’istruzione pubblica di qualità
e per tutti e il diritto al lavoro per migliaia di lavoratori precari che
vedono ogni anno allontanarsi la possibilità di lavorare e insegnare degnamente
nella scuola pubblica.
Sì, perché mentre si regalano soldi alle scuole private, le
assunzioni nella scuola pubblica sono una chimera e la spada di Damocle della
disoccupazione è sempre presente. Lo
dimostrano gli organici sempre più ridotti a causa dei tagli e della riduzione
dei pensionamenti, nonché la tragicomica impasse del “concorsone” che conferma
la validità dell’opposizione dello scorso autunno.
Come se non bastasse, con la circolare sui B.E.S. il Ministero a
parole dice di voler aiutare gli/le alunni/e che sono in situazioni di svantaggio
socioculturale, con disturbi dell’apprendimento e che non conoscono la lingua
italiana, di fatto, però, toglie loro l’insegnante di sostegno e li affida al
docente curricolare (senza specificare il numero massimo di alunni con B.E.S.
per classe): così questo sarà caricato di un altro compito complesso e
delicatissimo, e altre migliaia di docenti di sostegno saranno licenziati,
senza contare i tagli sui mediatori culturali e i progetti contro la
dispersione scolastica.
In sostanza una scuola pubblica con meno risorse, meno insegnanti
e sempre più precari, una feroce ghettizzazione degli studenti con difficoltà e
un aggravio ulteriore per le loro famiglie. Cosa altro potrebbero fare per
aprire alla privatizzazione? Questo: legare al voto dell’esame di stato un
bonus per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso; così le
private, con le medie gonfiate ad arte, avranno un ulteriore elemento di
attrattiva.
Ripartiamo insieme e discutiamone nell’assemblea
del Coordinamento cittadino delle scuole
di Roma che si svolgerà SABATO 15 GIUGNO alle 16,00 presso Communia, via
dei Sabelli, 102.
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