VERBALE ASSEMBLEA NAZIONALE
MOVIMENTI PRECARI DELLA SCUOLA
Singoli interventi di un precario veneto (via web),
due precari non abilitati che lavorano in terza fascia, un diplomato
magistrale, alcuni docenti di ruolo
L'assemblea è stata articolata in due momenti
distinti. In una prima fase si è tentato di compiere un'analisi condivisa della
situazione presente e delle possibili prospettive di attacco che i lavoratori
della scuola dovranno affrontare nei prossimi mesi, mentre nella seconda parte
si è cercato di riflettere su quali possano essere le possibili strategie e le
azioni di lotta da mettere in atto per fronteggiare la situazione.
I fase: analisi della situazione presente e
prospettive
E' emersa una forte preoccupazione da parte di tutti
gli intervenuti nei confronti della situazione politica attuale. Il governo
Letta infatti appare sotto molti aspetti ancora più pericoloso del Governo
Monti: mentre Profumo ha condotto un attacco diretto nei confronti della scuola
e dei lavoratori creando, per reazione, un fronte compatto fra i docenti
precari e di ruolo che hanno percepito immediatamente la possibilità di veder
diminuire i propri diritti o di perdere il posto di lavoro, Letta agisce in
maniera non diretta - sbandierando misure
propagandistiche che trovano il consenso dell'opinione pubblica (come
l'apertura delle scuole al pomeriggio o gli stessi BES), ma che il governo
vorrebbe attuare a costo zero - e, quindi, più subdola, non suscitando la
spontanea aggregazione dei lavoratori della scuola e degli studenti. Appare
infatti evidente a tutti come il ministero Carrozza si ponga in perfetta
continuità con quello del suo predecessore dato che, malgrado gli illusori
proclami sul rifinanziamento della scuola
pubblica, si accinge invece a riprendere la politica dei tagli (e le assunzioni
sono uguali a quelle fatte
dal Ministro Gelmini). Un esempio lampante di tale continuità si nota ad esempio dalla volontà, espressa dal ministro durante l'audizione in VII Commissione Cultura, di ridurre i posti sul sostegno
di 11mila unità attraverso la normativa sui Bes e l'attuazione dell'organico funzionale.
dal Ministro Gelmini). Un esempio lampante di tale continuità si nota ad esempio dalla volontà, espressa dal ministro durante l'audizione in VII Commissione Cultura, di ridurre i posti sul sostegno
di 11mila unità attraverso la normativa sui Bes e l'attuazione dell'organico funzionale.
La situazione appare inoltre ancora più grave a causa
delle conseguenze deleterie della riforma Fornero che ha ridotto in modo
considerevole i pensionamenti e di conseguenza le possibilità di aumento degli
organici, e per la perdita, per i lavoratori
precari, di un diritto basilare come quello della monetizzazione delle ferie
non godute, che apre la strada ad ulteriori disparità di trattamento fra
lavoratori dello stesso settore e quindi attacca frontalmente il contratto
nazionale e lo stesso Statuto dei Lavoratori.
In una simile prospettiva in cui le assunzioni in
ruolo di tutti i lavoratori precari della scuola appaiono sempre più lontane e
gli attacchi alla scuola sempre più forti e incisivi, anche a causa della
mancanza di una reale opposizione da parte dei sindacati confederali, si rende
ancora più importante l'autorganizzazione dal basso dei lavoratori della
scuola, in modo particolare di coloro che ne sono
la
parte più debole e quindi sotto continuo attacco, ovvero i precari.
parte più debole e quindi sotto continuo attacco, ovvero i precari.
I presenti hanno convenuto sull'assoluta necessità di
continuare a coordinarsi anche a livello nazionale, in modo da contribuire alla
riorganizzazione almeno di una piccola parte di quel movimento dei precari che
si è sviluppato sin dal 2008. Bisogna quindi provare a ripartire proprio da
quei coordinamenti ancora attivi sul territorio che, pur senza soffocare le
voci dei singoli, devono essere di stimolo e supporto attivo alle lotte.
Per evitare però che si creino ulteriori spaccature e
si indebolisca così il movimento, si ritiene più utile non creare
un'organizzazione nazionale strutturata, ma piuttosto rafforzare la
comunicazione e il collegamento fra coordinamenti locali, in modo da
valorizzare quello che dovrebbe essere il punto di forza delle lotte, ovvero
l'azione sul territorio.
In modo particolare è emerso come sia importante che i
coordinamenti locali riescano a mettere in atto tra loro una veloce ed efficace
comunicazione e si coordinino a livello nazionale su singole battaglie
specifiche su cui c'è una reale condivisione di visioni, lasciando però una
piena autonomia su ogni altro ambito.
Sempre per ricomporre quelle spaccature
che la lunga durata delle azioni di lotta e l’ostinata chiusura delle forze
politiche sollecitate hanno prodotto, l’assemblea ha aperto un dibattito franco
e, nelle intenzioni, dirimente sul concorso che si sta tuttora svolgendo.
Anzitutto è stata fatta autocritica da
parte di tutti i presenti, che hanno ammesso una parziale, preventiva
“rimozione” funzionale o psicologica del tema, ovvero una colpevole leggerezza
nel dare
per scontata l’uniformità di intenti e comportamenti da parte di tutti i membri dei vari coordinamenti. Si è poi parlato del contraccolpo che il movimento ha ricevuto al suo interno e a livello di immagine pubblica dalla partecipazione alle prove concorsuali di molti precari in lotta, soprattutto di quelli mediaticamente più esposti e di come ciò abbia portato alla perdita di credibilità del movimento agli occhi dei molti colleghi precari. E' stato anche rimarcato l’assenso indirettamente fornito ad una modalità di selezione inaccettabile tanto per i docenti che per gli studenti, quella, cioè, che pretenderebbe di misurare le “competenze” e conoscenze di entrambe le categorie per il tramite di quiz avulsi dalle logiche e dalle pratiche della formazione e della buona didattica. Per contro, si è constatato che, indipendentemente dalle posizioni assunte dai vari coordinamenti, molti precari, anche quelli scesi in piazza il 22 settembre, hanno comunque tentato di stabilizzare la propria posizione prendendo parte alla selezione. Esaminate tutte le possibili proiezioni e tutte le effettive ricadute delle opzioni, l’assemblea, resa dalla discussione più conscia del viluppo di implicazioni emotive, politiche, ideologiche e comunicative che il concorso ha rappresentato e configura tuttora, ha concluso la discussione sul tema impegnandosi a non fomentare le polemiche, ad assumere una posizione pubblica univocamente contraria tanto alla presente quanto ad ogni altra selezione parimenti impostata e indetta allo scopo di spaccare i precari, e a delegittimare le procedure in corso anche con il boicottaggio, sia puntando sui ricorsi non ancora discussi presso il TAR, sia denunciando senza tregua le indecenti scorrettezze e le surreali forzature che quotidianamente vengono rese note.
per scontata l’uniformità di intenti e comportamenti da parte di tutti i membri dei vari coordinamenti. Si è poi parlato del contraccolpo che il movimento ha ricevuto al suo interno e a livello di immagine pubblica dalla partecipazione alle prove concorsuali di molti precari in lotta, soprattutto di quelli mediaticamente più esposti e di come ciò abbia portato alla perdita di credibilità del movimento agli occhi dei molti colleghi precari. E' stato anche rimarcato l’assenso indirettamente fornito ad una modalità di selezione inaccettabile tanto per i docenti che per gli studenti, quella, cioè, che pretenderebbe di misurare le “competenze” e conoscenze di entrambe le categorie per il tramite di quiz avulsi dalle logiche e dalle pratiche della formazione e della buona didattica. Per contro, si è constatato che, indipendentemente dalle posizioni assunte dai vari coordinamenti, molti precari, anche quelli scesi in piazza il 22 settembre, hanno comunque tentato di stabilizzare la propria posizione prendendo parte alla selezione. Esaminate tutte le possibili proiezioni e tutte le effettive ricadute delle opzioni, l’assemblea, resa dalla discussione più conscia del viluppo di implicazioni emotive, politiche, ideologiche e comunicative che il concorso ha rappresentato e configura tuttora, ha concluso la discussione sul tema impegnandosi a non fomentare le polemiche, ad assumere una posizione pubblica univocamente contraria tanto alla presente quanto ad ogni altra selezione parimenti impostata e indetta allo scopo di spaccare i precari, e a delegittimare le procedure in corso anche con il boicottaggio, sia puntando sui ricorsi non ancora discussi presso il TAR, sia denunciando senza tregua le indecenti scorrettezze e le surreali forzature che quotidianamente vengono rese note.
II parte: battaglie condivise e azioni di lotta
Dal confronto all'interno dell'assemblea è emersa
l'esigenza di confrontarsi e coordinarsi in modo particolare in merito ad
alcune battaglie fondamentali su cui bisognerà concentrarsi nei prossimi mesi:
- Battaglia contro l'utilizzo dei “BES” e
dell'organico funzionale “su reti di scuole” per attuare nuovi tagli nella
scuola.
La normativa sui BES in particolare risulta molto
pericolosa perché costituisce solo l'ultimo momento di un percorso di
distruzione del modello d'integrazione previsto dalla legge 104 che ha come
scopo finale l'eliminazione del sostegno e il
carico sui docenti di ruolo della responsabilità didattica e giuridica di tutte
le categorie di studenti con delle difficoltà di apprendimento e di
integrazione presenti nelle scuole (inclusi i disabili lievi che perderebbero
così il sostegno) senza alcun finanziamento o risorsa in più.
Così come concepita dal MIUR la normativa
sui BES è un vero e proprio
“cavallo di troia” progettato per smantellare dal di dentro il sostegno,
confondendo l'opinione pubblica, i genitori e gli insegnanti con teorie pedagogiche
pseudo-scientifiche e che nulla hanno a che fare con la realtà già difficile
dell’integrazione e della didattica personalizzata nella povera scuola pubblica
italiana d’oggi e anzi la peggioreranno.
L'anno prossimo - con il taglio delle nuove
certificazioni sui DVA ci saranno 11 mila cattedre di sostegno in meno (ed è
solo l'inizio!) - oltre a lasciare senza lavoro altri docenti precari, lascerà
abbandonati a stessi migliaia di bambini e ragazzi con problemi cognitivi e di
apprendimento. Dietro questo progetto c'è una potente lobby formata da
Confindustria, Caritas e Fondazione Agnelli che mirano a farsi carico del
sostegno dopo averne provocato l'esternalizzazione. I governi finora hanno
sempre trovato interessante questa soluzione in un'ottica di contenimento della
spesa pubblica che permetta di tagliare ulteriori posti di lavoro di lavoratori
precari.
Il taglio dei posti sul sostegno attraverso i BES
inoltre sarà il banco di prova di un altro strumento utilissimo alla
“razionalizzazione” dell'organico, ovvero l'organico funzionale che, sebbene
presentato da più parti come la soluzione finale al precariato della scuola è
in realtà un altro modo per tagliare posti di lavoro per i precari e creare
“cattedre spezzatino” sparse in tutta la provincia attraverso le “reti di
scuole”.
- Battaglia contro la riduzione dell'assunzioni in
ruolo a causa dei mancati dei pensionamenti e problema del futuro reclutamento.
Bisogna sensibilizzare l'opinione pubblica e lottare
uniti contro la riforma Fornero che abbassando il numero dei pensionamenti
nella scuola da circa 100.000 a circa 44.000 unità ha impedito di fatto la
creazione di nuovi posti di lavoro e un numero maggiore di immissioni in ruolo.
Per aumentare la possibilità di immissioni in ruolo
potrebbe essere importante anche contribuire alla lotta che si sta sviluppando
circa la creazione di 25mila cattedre in ruolo per le ore di alternativa alla
religione cattolica.
Il movimento dei lavoratori precari
della scuola deve includere anche i precari non-abilitati di III fascia e i
futuri tirocinanti dei TFA - a cui non può essere negato il diritto di
abilitarsi- e i diplomati magistrali relegati in III fascia pur essendo già abilitati,
al fine di creare un “fronte unico” contro il Governo che parta dalla lotta
comune contro i tagli alla scuola, per il rifinanziamento della scuola
pubblica, dalla difesa delle Gae come unica forma di reclutamento e dalla
richiesta di un'esaurimento rapida delle stesse, con un piano generale di
assunzioni, sulla base dei titoli e dell'anzianità di servizio.
- Battaglia contro la mancata monetizzazione delle
ferie non godute.
Risulta assolutamente urgente concentrarsi sulla
questione delle “ferie non godute”, perché dal prossimo anno il diritto alla
monetizzazione delle ferie non godute verrà definitivamente eliminato per i
lavoratori precari. Un vero e proprio furto di Stato
a legge armata. Già in questa prima fase può essere utile iniziare a
coinvolgere i colleghi precari nelle scuole rendendoli consapevoli dei propri
diritti visto che già da quest'anno molte scuole stanno imponendo le “ferie
d'ufficio” in modo del tutto illegale. Fornendo infatti ai collegi modulistica
specifica per chiedere la monetizzazione delle ferie e moduli di diffida contro
le ferie d'ufficio si permette ai precari di difendersi autonomamente favorendo
così l'autorganizzazione delle lotte.
- Battaglia contro l'aziendalizzazione della scuola
e i finanziamenti alle scuole private (comitati in sostegno dell'art. 33).
Bisogna concentrarsi fin da settembre per
l'organizzazione del boicottaggio delle prove Invalsi coinvolgendo anche le
componenti studentesche in un lavoro di lungo periodo per arrivare preparati al
boicottaggio delle prove e sensibilizzare l'opinione pubblica contro la
gerarchizzazione dei docenti e la logica della scuola come “azienda
produttiva”.
Sempre nell'ambito della battaglia contro
l'aziendalizzazione della scuola può essere inserita quella che abbraccia un
raggio d'azione più ampio ovvero la battaglia contro i finanziamenti alle
scuole private e contro la legge 62/2000 che parifica le scuole private alla
scuole pubbliche.
Risulta quindi fondamentale la partecipazione dei
precari della scuola all'interno dei comitati in sostegno dell'art. 33 al
fianco degli altri lavoratori della scuola, degli studenti e dei comuni
cittadini che lottano in difesa della scuola statale.
I Coordinamenti presenti fanno propria
questa fondamentale battaglia e si impegnano a partecipare o a promuovere la
nascita di Comitati in sostegno dell'art. 33 in tutta Italia, al fianco dei
lavoratori della scuola, degli studenti, delle associazioni e dei comuni
cittadini che lottano in difesa della scuola statale e che a Bologna hanno
già ottenuto un risultato eclatante e oltremodo incoraggiante, facendo
registrare 86.000 voti contro il dirottamento delle risorse pubbliche alle
scuole paritarie (circa un milione e 800.000 euro), che per quasi il 90% sono
private e confessionali. Partendo dal concreto dato dell’esclusione di 423
bambini dalla frequenza della scuola dell’infanzia, i membri del Comitato
“Articolo 33” di Bologna, hanno infatti raccolto 13.000 firme di cittadini e
hanno indetto un referendum comunale di grandissimo impatto e di grande valenza
simbolica e politica. Contro di loro, non a caso e significativamente, si sono
schierati il sindaco della città (Pd), la Chiesa cattolica, nella persona del
Card. Bagnasco e, infine, il ministro Carrozza con il paradossale argomento che
le private “surrogano” generosamente le carenze dello Stato. L’impresa,
nonostante i colpi bassi, la confusione deliberatamente generata sulla natura e
sull’orientamento delle due mozioni oggetto della consultazione e la
collocazione dei seggi in zone periferiche e mal servite dai mezzi di
trasporto, è riuscita felicemente e rappresenta un precedente che va
considerato esemplare in vista di uno sforzo da profondere nella stessa
direzione su tutto il territorio nazionale, non solo per raggiungere
l’obiettivo della riqualificazione della scuola pubblica, ma anche per creare
dibattito sul suo ruolo e per costringere le forze politiche a schierarsi e a
uscire allo scoperto.
- Battaglia contro ogni nuova proposta di aumento
delle ore settimanali di lavoro anche se "incentivate"
economicamente.
Qualsiasi proposta del governo che vada nella
direzione di aumentare le ore di lezione, sia direttamente (com'è stato il caso
della proposta sulle 24 ore, sia indirettamente (come riduzione del tempo per
ogni unità d'ora) per tagliare altre cattedre, a danno dei precari, o per
offrire nuovi servizi a costo zero (come apertura delle scuole al pomeriggio) a
danno della qualità della didattica, deve essere respinta.
L'assemblea ha inoltre ribadito
l'esigenza di portare queste lotte all'interno delle scuole, coinvolgendo tutti
i colleghi, precari e di ruolo e ha accolto tre decisioni di azioni concrete da attuare in tempi brevi per tenere
viva l'attenzione su tali problematiche e mostrare al Governo che il movimento
dei precari non è morto:
- Il Cps Roma chiederà (entro luglio) un'audizione
al Ministero dell'Istruzione - da far
coincidere eventualmente con un presidio di sostegno e di lotta sotto il MIUR - per fare pressioni sulle questioni cruciali emerse dalla discussione
assembleare, ossia sulla questione della ferie non godute, sui Bes, sulle
mancate immissioni in ruolo determinate, oltre che da precisa volontà politica,
anche dalla contrazione e riduzione degli organici per effetto degli interventi
governativi (BES; riforma delle pensioni, riforma Gelmini) per esprimere la
contrarietà dei precari all'indizione di nuovi concorsi prima del
completo esaurimento delle graduatorie.
- Il Cps Napoli svolgerà, e propone alle altre
città di fare altrettanto, delle iniziative leggere durante il primo giorno
degli esami di maturità facendo indossare ai docenti precari coinvolti
negli esami una maglietta con scritto “maturi per l'assunzione” e magari
organizzare dei piccoli flash mob nelle scuole dove si recano i giornalisti in
modo da sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema delle mancate assunzioni in
ruolo.
- Stato di mobilitazione nelle città presenti con
volantinaggi e iniziative di lotta e contro-informazione varie sui temi
individuali come prioritari dall'assemblea in occasione delle convocazioni dei
precari e delle nomine a settembre.
L'assemblea conviene inoltre sulla necessità di
vedersi periodicamente con sedi a rotazione per continuare a confrontarsi e
coordinarsi scambiandosi stimoli e punti di vista diversi, possibilmente
coinvolgendo anche a quei gruppi di precari o singoli che non hanno
potuto/voluto partecipare all'assemblea milanese. Si decide quindi di
riconvocarsi a settembre a Napoli o a Roma.
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