Appello
per un percorso unificante dei lavoratori e delle lavoratrici
precarie della scuola
Nel
luglio 2015, a scuole praticamente chiuse, il governo ha voluto
approvare una “riforma” apertamente avversata da milioni di
cittadini -in primis
gli insegnanti- in tutto il paese, dando prova di totale disinteresse
per il confronto democratico.
A
settembre, la propaganda martellante ha enfatizzato gli effetti
positivi della riforma a partire dalle cosiddette assunzioni.
Non
ci stancheremo mai di ricordare che i
precari e le precarie sono indispensabili al funzionamento della
scuola e
la
regolarizzazione di alcuni di noi è un atto dovuto...
anzitutto agli alunni e alla qualità del lavoro scolastico.
La
questione della precarietà -e le questioni legate ai bassi salari e
al taglio delle garanzie storiche attraverso “riforme” come il
jobs act- è il
problema
del paese.
Il
costante bombardamento mediatico a favore del governo, non riesce a
nascondere la cruda verità vissuta da milioni di lavoratori nel
paese.
Intanto,
è in costante calo il consenso verso le istituzioni europee, la
Confindustria, il governo – mai votato – di Renzi, Alfano e
Verdini.
“Riforma”
e precarietà nella scuola. Situazione e prospettive.
Tutto
il mondo del lavoro risente negativamente degli effetti della legge
Fornero.
Gli
anziani sono costretti a lavorare e i giovani sono condannati alla
disoccupazione e alla precarietà. Il corpo della scuola italiano è
ancora segnato dalle “ferite” generate dalle politiche della
Gelmini. Gli 8,5 mld di euro mai restituiti alla scuola, il taglio
delle classi e delle ore col conseguente abbassamento della qualità
del lavoro didattico sono elementi di un’eredità viva che
determina il calo della qualità dell'offerta formativa e.. dei posti
di lavoro. La scarsa mobilità delle graduatorie negli ultimi anni è
il risultato delle politiche dei tagli operati nel nome del pareggio
di bilancio e della razionalizzazione delle spese.
Le
forme della precarietà nella scuola hanno prodotto figure atipiche
capaci di risolvere le lacune contingenti. La volontà di espulsione
-di fatto- di migliaia di precari dal ciclo produttivo della scuola è
uno dei pilastri della “riforma”.
Le
graduatorie di anzianità e merito hanno rappresentato e
rappresentano l'unico strumento di controllo democratico dell'accesso
al posto di lavoro e di eliminazione di fenomeni di corruzione.
L'attacco
allo strumento della graduatoria contenuto nella “riforma”
risponde alla necessità governativa -e confindustriale- di generare
una “concorrenza all'ultimo titolo e all'ultimo sangue” tra
lavoratori. Parte consistente della “riforma” è sintetizzabile
in questa immagine di degrado imposto, che è assai lontano da
qualsiasi idea di “merito” e qualità del servizio.
Le
polemiche piovute addosso alla categoria in merito alle assunzioni
hanno tutt'altro che messo in luce diverse questioni:
-
l'anno scolastico si aprirà con un numero consistente di cattedre
scoperte;
-
non
tutti i precari sono stati assunti,
ben più del 60% di precari non verrà stabilizzato nel presente anno
scolastico;
-
la
“fase B” delle regolarizzazioni si delinea come un “mobbing”
di massa
sulla categoria, in particolare su quei lavoratori che, è bene
ricordare, avrebbero potuto entrare in ruolo da tempo se avessero
programmato -liberamente- di trasferirsi in altre provincie;
-
la
“fase C” dequalifica il personale
che viene costretto a fare il “tappabuchi” e a continui
spostamenti di sede;
-
gli
insegnanti tecnico pratici
-già colpiti dalla Gelmini e “derubati” attraverso i Pas- non
vedono riconosciuta la loro professionalità e il loro diritto al
ruolo;
-
la legge 107 – che ha escluso le insegnanti della scuola
dell'infanzia
dal piano di assunzioni – prevede una delega al governo per la
riforma del ciclo che viene rimandata al prossimo anno. È
in progetto un sistema integrato di educazione 0-6 anni gestito da
enti pubblico-privati finanziato –in parte- dalle famiglie
che stravolgerà
il
contratto delle insegnanti statali
livellandolo
verso le condizioni peggiori già
denunciate dalle lavoratrici comunali.
Di fatto, la prova generale della privatizzazione della scuola nel
nuovo “cantiere” della scuola dell’infanzia;
-
gli eventuali futuri concorsi a cattedre, il costante commercio di
titoli e la contemporanea “abolizione
fisica” dei precari che hanno maturato più di 36 mesi di servizio
sono un incentivo
alla disoccupazione
o alla sotto-occupazione nei diplomifici privati (finanziati ancor di
più coi meccanismi del bonus e dell'esenzione fiscale previsti dalla
L. 107);
-
la
delega al governo, prevista dalla 107, per il riordino del sistema di
formazione degli insegnanti e conseguente soppressione degli attuali
percorsi di abilitazione riguarda il destino di parte dei precari
della scuola e degli studenti che vorranno accedere all'insegnamento
e interviene in direzione riduttiva e dequalificante sui percorsi di
formazione all'insegnamento.
-
gli insegnanti
hanno il contratto scaduto da 6 anni e sono i meno
pagati d'Europa.
Come
precari della scuola, tutti i punti sopra individuati e la questione
della riapertura della contrattazione ci interessano da vicino.
La
volontà del governo di rivedere i tempi di apertura delle scuole,
degli orari di lavoro (aumenterà? di quanto??), la questione
ideologica della valutazione e della premialità individuale (da
respingere in toto) unite al riordino delle classi di concorso ci
impongono di vigilare attivamente e di avanzare proposte alternative.
Ogni
tipologia di divisione tra precari “bianchi rossi e blu” è
dannosa per tutti.
Lottiamo
uniti!
La
regolarizzazione di parte dei precari Gae è il risultato di un
processo di lotte portate avanti con unità e tenacia dai precari
storici. La graduatoria è stato lo
strumento
che ha favorito l'unità dei precari e la loro recente
regolarizzazione. Pertanto va rivendicata come uno strumento utile al
controllo sociale delle modalità di assunzione, includendo in essa
sia coloro che hanno rifiutato il piano straordinario di assunzioni e
sia coloro che per condizioni anagrafiche non hanno potuto accedervi,
nonostante ne avessero i requisiti.
La
folle invenzione di nuovi corsi abilitanti -utili a dividere i
precari e a creare una sorta di pericolosa “dipendenza” da
concorso- cancella la necessaria considerazione dell'anzianità di
servizio: questa non può determinare l'espulsione dei precari -vedi
la questione dei “36 mesi”- ma deve esser un elemento da
valorizzare al fine dell'immissione in ruolo.
La
divisione fra precari danneggia tutti, favorisce
solo le politiche di differenziazione salariale, di rottura della
collegialità e della cooperazione, di autoritarismo aziendalista, di
privatizzazione.
Crediamo
che sia necessaria l’unità dei lavoratori – tutti!- della scuola
attorno a due punti fermi: il diritto
al lavoro
per tutti e tutte e il riconoscimento
della
professionalità acquisita con
l'anzianità di servizio.
Chiediamo
a tutti i colleghi e alle organizzazioni dei precari solidarietà
attiva.
Socializzazione delle informazioni e delle idee, partecipazione
attiva a partire dai propri luoghi di lavoro.
Siamo
convinti che il nostro futuro non può essere appeso all’esito
dell’ennesimo ricorso organizzato ad hoc
per rastrellare denari sulle necessità di chi lavora. Siamo convinti
che solo un forte movimento dei precari possa garantirci un futuro
degno come lavoratori e possa contribuire al miglioramento della
scuola italiana.
Pensiamo
che un primo passo sia l'indizione di un'assemblea
cittadina dei precari della scuola,
che cerchi di dar avvio ad un processo di socializzazione di saperi,
bisogni e lotte. Lotte che avranno successo solo se saremo in grado
di sviluppare rivendicazioni e piattaforme comuni, evitando di
rimarcare le differenze tra di noi e indirizzando la conflittualità
verso il Governo e non verso le altre categorie di precari. Invitiamo
le diverse associazioni di precari a concordare quanto prima la data
di questa assemblea, per ragionare insieme sul come muovere i primi
passi di questo processo di lotta. Pensiamo che i seguenti punti
possano essere degli spunti utili per il dibattito, in quanto
uniscono i precari:
- Contro i tagli, per la valorizzazione della scuola e del lavoro di tutti;
- per la stabilità e la qualità del lavoro, contro la falsa meritocrazia della L. 107;
- per l'abolizione della legge Fornero, il pensionamento del personale più anziano e la stabilizzazione di tutti i precari;
- per la reintroduzione delle supplenze brevi fin dal I giorno di necessità;
- per l'ingresso in graduatoria di tutti i precari al fine di garantire in maniera trasparente l’assunzione a tempo indeterminato;
- per la gratuità dei corsi abilitanti;
- per l'abolizione del lavoro gratuito in ogni sua forma (es. stage);
- per l'abolizione della legge 107, per una vera riforma proveniente dalla scuola e dai cittadini che risponda alle esigenze di democrazia e lavoro espresse dal paese
Coordinamento
Precari Scuola Roma
https://coordinamentoscuoleroma.wordpress.com
- http://cps-roma.blogspot.it
- autoconvocatiscuola.altervista.org
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