di cattivamaestra purple
Titolo dell’Unità Didattica : Il corpo che ascolta e parla. Scuola dell’infanzia. Sezione: coccodrilli.Insegnanti: maestra Elena. Campi di esperienza: il corpo e il movimento.
Destinatari: la sezione “coccodrilli” è eterogena, formata cioè da bambini e bambine di età compresa dai due anni e mezzo ai sei.
Traguardi:
maturare esperienze che sviluppano l’autonomia del bambino, la
consapevolezza di sé, del proprio corpo e di quello altrui. Lavorare sul
potenziale corporeo come strumento di conoscenza, di comunicazione e
d’espressione. Riconoscere il proprio corpo, fermo e in movimento, le
sue diverse parti, i sensi.
Tempi: tutto il tempo che occorre per i tre anni della scuola dell’infanzia.
Metodologia:
attività manuali, sensoriali, creative, tattili, fisiche, quali
correre, saltare, strisciare, rotolarsi, sporcarsi, divertirsi,
dipingere, modellare, toccare, annusare…
Strumenti e materiali:
carta e cartoncini colorati, tessuti di scarto di vario tipo,
barattoli, pittura, colori a matita e pennarelli, pastelli a cera,
pennelli, decoupage, frottage…
Spazi: classe, palestra, corridoio, giardino. Giardino? …magari! Purtroppo è inagibile.
“Il corpo e il movimento” è uno dei campi di esperienza della
programmazione didattica della scuola dell’infanzia. E’ un percorso
durante il quale gli alunni prendono coscienza del proprio corpo,
imparano a conoscerlo e si esprimono con e mediante esso. I bambini
sanno fin dalla nascita che è uno strumento di conoscenza e la scuola
dell’infanzia mira a sviluppare l’apprendimento attraverso il corpo in
tutte le sue forme. Gli alunni ne riconoscono tutte le parti e le
rappresentano anche graficamente, sia in stasi e sia in movimento, ne
riconoscono i segnali e i ritmi e quelle relative alle differenze
sessuali e di sviluppo. I bambini giocando con il loro corpo si
esprimono, si sperimentano, percependo la completezza del proprio sé
nella propria fisicità, acquisiscono autonomia e sicurezza emotiva.
Controllano l’esecuzione del gesto, hanno cura della propria igiene
personale, provano piacere nel muoversi e nei “giochi di movimento”.
Sviluppano la coordinazione e la consapevolezza motoria. Speriamo di
arrivare sani e salvi alla fine dell’anno scolastico!
Ore 8.00. La maestra Elena apre la classe e accoglie i bambini e le bambine della sezione “coccodrilli”. Sì, perché l’accoglienza è
parte integrante della programmazione didattica e dei tempi scolastici
degli alunni. Ogni mattina gli allievi e i loro accompagnatori, vengono
accolti da un bel “Buon giorno, come va?” e poi i piccoli vengono invitati a prendere un gioco, un vestito per travestirsi, un album, il pongo.
Come
tutte le mattine, scelgo una storia da leggere, preparo il materiale
per far lavorare i bambini, facciamo colazione, andiamo in bagno.
Antonellino si è fatto la cacca sotto: non gli andava di lasciare la sua
torre altissima per scappare in bagno e quindi… Chiamiamo la
collaboratrice, ma non c’è perché si deve dividere tra la scuola
dell’infanzia e le elementari: oggi ci sono solo due collaboratrici,
perché le altre due sono malate e non hanno chiamato le supplenti: con
la nuova legge sulla scuola, la cosiddetta “Buona scuola”, bisogna
prendersi una settimana di malattia per far chiamare la supplente
altrimenti… ciccia, ti devi arrangiare!
Allora
che facciamo? Panico! Antonellino rimane con la cacca addosso per un
po’ aspettando la collaboratrice. Non si lamenta, ha solo vergogna. I
compagnetti lo deridono, lui piange, la maestra Elena si adira e li
mette nell’angolo del pensiero. L’angolo del pensiero è una
sedia posizionata in un angolo della classe dove coloro che fanno
sciocchezze vengono messi seduti a pensare, non potendo partecipare
all’attività didattica del momento. I bambini vengono invitati a pensare
su quello che è accaduto: deridere i compagni non è una cosa giusta,
poi il bambino è più piccolo di loro e noi siamo tutti amici. Nel
frattempo si sono fatte le dieci, è tardi per fare una storia, alle
dodici tutte le attività didattiche devono essere concluse, perché
andiamo a mensa.
Quindi cambio di scena e propongo di prendere la manina toccattutto del mondo di tattopoli. Quest’attività è un percorso tattile che prevede varie tipologie di sensazioni: liscio, rigido, soffice, elastico, freddo e caldo. I bambini in piccoli gruppi si passano il libricino di tattopoli, lo sfogliano, lo toccano, lo annusano, lo stropicciano, sentono le sensazioni e sotto la guida deiprompt dell’insegnante,
che propone loro di ricordarsi le sensazioni provate, riproducono ciò
che ha evocato questa esperienza su un disegno.
– Maestra, c’è puzza di cacca?
Caspita,
è Antonellino! Ecco la collaboratrice finalmente. Giacomino e Ziad non
sono rimasti a pensare nell’angolo del pensiero, la maestra li ha visti,
ma ha fatto finta di niente.
-
Mi raccomando non lo fate più e chiedete scusa ad Antonellino, che è
più piccolo! Matteo che stai facendo? Vuoi trovare un posto nello spazio
della classe?
Matteo
ha un “lieve ritardo”, non ha una diagnosi, non è un BES, non è un
DSA,e non potrei definirlo io un iperattivo, mica sono un medico. Tutti,
anche i genitori stessi, lo definiscono così. In ogni modo, il bimbo ha
l’argento vivo addosso, non sta un attimo fermo: corre di qua, corre di
là, si rotola a terra, alza le mani sui compagni, prende a calci le
maestre, se ne va dalla classe e soprattutto…vuole andare sempre in
giardino! Andare in giardino è decisamente l’attività preferita da tutti
i bambini.
Comunque tutti ormai hanno toccato e manipolato il libricino toccattutto, e infatti si è rotto. La maestra distribuisce i fogli, i bambini aiutanti (a
turno tutti i bimbi aiutano l’insegnante) distribuiscono i materiali
per disegnare, colorare e dipingere. Calpurnia e Sara litigano per la
collanina di una delle due:
–
Non si possono portare giochi da casa, quindi o ci giocate insieme
oppure Sara rimettila nello zainetto. E poi questa è una scuola non una
sfilata di moda!
Sara
è stressatissima per il suo aspetto fisico, ci tiene molto all’immagine
di sé, anche troppo per essere una bimba di cinque anni: si preoccupa
già di non ingrassare, è sempre impeccabile. Come la madre.
– Ziad, perché non stai disegnando?
– Non c’ho voglia mae’. Andiamo in giardino?
Sono
un’insegnante supplente da dieci anni, ho cambiato moltissime scuole e
sono davvero tante quelle in cui il giardino è inagibile e, se si tiene
presente che la palestra è disponibile a rotazione con le altre classi
solo una volta a settimana per un’ora, è chiaro che tenere ventisette
bambini in un’aula non è proprio come seguire il copione delle Indicazioni nazionali. Dicono infatti che dobbiamo favorire l’esperienza diretta e il gioco: “ Muoversi
è il primo fattore di apprendimento: cercare, scoprire, giocare,
saltare, correre a scuola è fonte di benessere e di equilibrio
psico-fisico”. Gli insegnanti dell’infanzia sono
tenuti a spronare esperienze volte a valorizzare la creatività, la
curiosità e l’esplorazione, la cura di sé e del proprio corpo. La scuola
dell’infanzia mira anche ad affinare le capacità percettive e di
conoscenza degli oggetti, l’orientarsi negli spazi, l’esprimersi con
l’immaginazione. Le attività informali, di routine e di vita quotidiana,
la vita e i giochi all’aperto sono obiettivi altrettanto importanti di
questo segmento sconosciuto, purtroppo, alla scuola statale italiana.
Chissà poi perché tutto d’un tratto questi bambini si “adultizzano”,
già alle elementari. Alle medie questo passaggio è ancora più netto e
non dovrebbero più aver bisogno di conoscere tramite l’esperienza
sensoriale. Perché devono imparare ad avere una porta della conoscenza per poi dimenticarsene subito?
– Matteo, ma che stai facendo?
Mi accorgo che Matteo sta girando su se stesso con le braccia allargate come una trottolina.
– Mae’ sto facendo quello che mi hai detto tu, trovo un posto nello spazio!
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