COMUNICATO STAMPA
Il recente attacco di Silvio Berlusconi alla scuola pubblica e agli insegnanti che “inculcano principi che sono il contrario di quelli dei genitori", evidenzia con chiarezza la concezione nettamente privatistica che il presidente del Consiglio e l'attuale Governo hanno dello Stato e dell'istruzione. Con queste dichiarazioni infatti, Berlusconi paga alle alte gerarchie ecclesiastiche, la cambiale per il colpevole silenzio da queste manifestato per gli scandali privati del presidente del Consiglio; un silenzio che contrasta stridemente con la legittima indignazione che una larga fetta di cattolici hanno manifestato per lo spregevole spettacolo della crisi di Governo, del ruby gate e della scandalosa compravendita di parlamentari, senatori, consiglieri pagati con soldi pubblici per mantenere in piedi un Governo marcatamente antipopolare.
Sorvolando sull’opportunità da parte del premier, coinvolto in un processo a Milano per sfruttamento della prostituzione, di esprimere giudizi sui valori delle famiglie italiane, appare comunque evidente che ci troviamo di fronte ad un Governo che attacca sistematicamente la scuola pubblica, prima sottraendo fondi essenziali per il suo funzionamento e poi criticandone l’operato, sbandierando un vecchio leit-motiv di questa destra che è quello della libertà di scelta tra scuola pubblica e privata.
A questo proposito è opportuno ricordare che la manovra finanziaria 2011, a fronte dei tagli alla scuola pubblica di 40.000 unità di personale realizzate all’inizio dell’anno scolastico, ha stanziato 245 milioni di euro per le scuole private paritarie, le stesse che l’art.33 della costituzione legittima, ma senza oneri per lo stato.
Ma se difendiamo il modello della scuola statale è perché riteniamo fondamentale per la crescita progressiva della società, l’esistenza di un luogo che insieme accolga le differenze sociali, politiche, religiose, da cui partono gli studenti, gli insegnanti, le famiglie, strutturandosi come luogo di confronto e di arricchimento, e contemporaneamente trasmetta contenuti e valori condivisi che, lungi dal doversi identificare con quelli della famiglia di provenienza, rispondano al dettato della nostra Costituzione
Nel progetto del Governo Berlusconi, al contrario, le differenze non si incontrano, né mescolano e quindi si sclerotizzano, conservando il loro carattere localistico e di classe: i cattolici nelle scuole cattoliche, i padani nelle scuole padane, i ricchissimi nelle scuole dei ricchissimi mentre la massa dei cittadini sempre più impoveriti è destinata ad una scuola pubblica sempre più dequalificata e priva di risorse (tanto più che già oggi i genitori debbono compensare queste mancanze con un contributo volontario esponenzialmente crescente).
Per il Presidente del consiglio la libertà delle famiglie è la libertà delle famiglie ricche e delle scuole private e parificate le quali per rette elevatissime debbono ricevere ingenti compensi dai cittadini italiani che pagano le tasse e che vengono tolte a quelle scuole pubbliche nelle quali la maggioranza degli italiani manderanno i loro figli. Per il Governo Berlusconi la libertà è quella di una ristretta casta di governanti che per mantenere il potere personale riducono la scuola pubblica, i diritti degli studenti, degli insegnanti e delle famiglie ad una merce di scambio con chi li ha più o meno tacitamente sostenuti: lega per le scuole del nord, alte gerarchie ecclesiastiche per le scuole confessionali,etc. Per questa classe politica gli insegnanti non sono una componente fondamentale per la crescita e la valorizzazione della società, che cerca con il proprio lavoro di trasmettere senso critico, consapevolezza di sé, della realtà intorno e del proprio ruolo di cittadini, ma volgari “inculcatori” di idee pericolose perché diverse da quelle che servono per costruire il mondo frammentato, umiliato e classista che questa destra sta tenacemente perseguendo, gravoso “peso economico” di cui liberarsi non prima di averne avvilito e screditato la funzione sociale.
Per questo motivo come insegnanti e lavoratori precari della scuola, che da sempre ne difendono il ruolo sociale e la qualità, e che conoscono sulla loro pelle gli effetti nefasti delle sciagurate politiche di tagli e privatizzazioni portate avanti in questo settore per lo meno da quindici anni, riteniamo che per tutti coloro che hanno a cuore l'istruzione in questo paese non sia più possibile esitare, che se non vogliamo essere considerati alla stregua di una merce di scambio nel mercatino dei favori privati dobbiamo rivendicare la nostra dignità in una forte e generale protesta in tutto il Paese. Per questo motivo sosterremo e rilanceremo tutte le mobilitazioni e le iniziative di lotta in cantiere e chiamando ognuno all’assemblea pubblica del 16 marzo, rivolta a tutto il personale precario della scuola e a studenti e genitori.
Nessun commento:
Posta un commento